“Comunque vada… sarà un processo” Contro-narrazione del collettivo su quattro anni in movimento e sull’attuale fase di repressione a Urbino

Comunque vada… sarà un processo!’. Nasce da una battuta durante la discussione sul da farsi il titolo della campagna contro la repressione che presentiamo in questi in giorni. Una risata liberatoria che si è aperta sui nostri volti in una serata nella quale sfogliavamo increduli i fascicoli delle indagini sulle nostre proteste. Una risata che ci permette oggi di affrontare con maggiore tranquillità le tante, troppe, denunce che il movimento studentesco ed antifascista urbinate si è visto recapitare. Riusciamo ancora a ridere nonostante i processi e questo ci ha restituito il senso delle nostre lotte, ci ha convinti ad organizzarci per non rimanere soli di fronte alla repressione. La discussione su quanto sta avvenendo non riguarda solo noi, ma va fatta collettivamente e pubblicamente.

Diciannove denunce per interruzione di pubblico servizio, cinque per ingiurie ad un militante neofascista, una per un presidio ‘non comunicato’ e purtroppo abbiamo ragioni di credere che non sia finita qui. Due gli sgomberi coatti subiti negli ultimi mesi: l’aula C1Autogestita, storico spazio del movimento studentesco urbinate, e l’ex-Skorpio Occupato, struttura di proprietà Ersu da anni abbandonata e lasciata al degrado.

Cominciamo dalla fine:per noi quello che sta avvenendo è un processo repressivo, che ha dei responsabili ben precisi, una sua logica interna e che di riflesso ci consegna l’immagine di una democrazia autoritaria che non tollera l’espressione di dissenso.

Cominciamo dall’inizio. A partire dal 2008 il movimento studentesco ha vissuto un’importante stagione di crescita in tutto il paese: le proteste contro i tagli ai finanziamenti a scuola e università contenuti nella legge 133 riaggregano dopo tanti anni migliaia di studenti. Nasce l’Onda Anomala, un movimento che non chiede solamente che venga rifinanziata la formazione pubblica, ma pone al centro del dibattito il tema del diritto al futuro per i giovani di questo paese. Nonostante i giornali smettano presto di parlarne il movimento studentesco dopo l’autunno del 2008 prosegue la propria riflessione e i segni di questo si vedranno due anni dopo, nell’autunno 2010, quando un’altra grande mareggiata studentesca scuoterà l’Italia.

Ad Urbino nel 2008 il tempo della protesta di piazza è stato breve ma molto fecondo in termini di relazioni e produzione di percorsi studenteschi autonomi. Come segno tangibile di quella prima ondata rimaneva infatti l’aula autogestita C1 e la pratica dell’autoformazione. Da quel momento la C1 è stata per quattro anni un esperimento di autogestione della vita culturale studentesca e un luogo dove sviluppare un pensiero critico all’interno dell’università. Uno spazio liberato, luogo di aggregazione ed autorganizzazione in cui si sono incrociate le più diverse esperienze politiche ed umane. Tante le persone che hanno attraversato la C1, tra le quali figurano anche molti professori di questo ateneo. Troppe le attività svolte al suo interno per elencarle tutte: presentazione di libri, dibattiti, laboratori di teatro, cineforum, seminari di autoformazione, assemblee, pranzi sociali e tanto altro. Uno spazio unico nel suo genere in un piccolo centro come Urbino e infatti, superate le prime diffidenze, anche una parte della città aveva imparato negli anni a riconoscere nella C1 un punto di riferimento importante per studenti e cittadini.

Nel 2010 il movimento studentesco è di nuovo in piazza e questa volta Urbino, nonostante le sue ridotte dimensioni, si distingue per la lunga resistenza opposta allo smantellamento del diritto allo studio ed alla riforma dell’università c.d. Gelmini. Il paziente lavoro prodotto in C1 e lo sforzo profuso per non ripetere gli errori del 2008 riescono nel giro di tre mesi a costruire una vasta mobilitazione che culminerà con l’occupazione del Nuovo Magistero. Sono di questi mesi le prime denuncie che hanno colpito il movimento studentesco a Urbino ed in tante altre realtà universitarie. Non possiamo oggi sottacere l’importanza di quelle lotte e, contemporaneamente, la portata della sconfitta. Il movimento studentesco, che sul piano nazionale ha perso la propria battaglia per una riforma dal basso del sistema universitario, ad Urbino è stato capace di arginare il definanziamento del diritto allo studio. Dopo tre mesi di proteste che si spinsero fin sotto i palazzi della regione Marche (di cui l’ERSU è ente strumentale) il movimento ottenne che agli idonei alla borsa di studio che non rientravano nelle graduatorie venissero almeno erogati gratuitamente i servizi di vitto e alloggio e riuscì a sventare l’esternalizzazione del servizio di assistenza disabili.

Il quadro complessivo delle lotte di questi ultimi anni ci serve a comprendere la natura politica del processo repressivo che abbiamo ipotizzato all’inizio. Le prime denuncie che ci riguardano nascono infatti in questo contesto. Facciamo un esempio. Entrare a mensa in centinaia ed auto erogarsi il pasto è un gesto di riappropriazione che, al di là del profilo legale, noi consideriamo sacrosanto di per sé. Ma il fatto che questa azione sia avvenuta mentre erano in corso trattative con la regione Marche per determinare la copertura delle borse di studio e mentre in parlamento era in discussione una riforma dell’università ampiamente contestata, ne chiarisce la dimensione politica. In centinaia siamo entrati pacificamente in mensa e tutti insieme abbiamo deciso di dare un segnale forte: stiamo chiedendo ciò che, almeno in teoria, dovrebbe essere già nostro. 330 pasti distribuiti gratuitamente sono solo una piccolissima parte di quanto ci spetta. Nel momento in cui siamo entrati a mensa tanto gli altri studenti già presenti a mensa, quanto il personale Ersu hanno capito perfettamente il significato della nostra azione e la maggior parte di questi ha condiviso e sostenuto le nostre ragioni. Le amministrazioni (Ersu, università e comune) da parte loro non hanno in questi anni dato alcuna risposta seria alle istanze poste.

Arriviamo quindi allo scorso anno, che ha segnato uno spartiacque nella storia del movimentismo urbinate. Se lo slogan che riecheggiava nelle piazze occupate dall’Onda Anomala era ‘Noi la crisi non la paghiamo!’, è chiaro come studentesse e studenti fossero consci sin da allora di come la situazione di scuole e università fosse un portato della crisi economica. È quindi ovvio che il movimento studentesco ha guardato sin da subito con molto interesse al ciclo di lotte iniziate con la primavera araba, proseguite con le ‘acampadas’ del movimento 15M in Spagna e che hanno poi trovato una risonanza oltreoceano con il movimento Occupy Wall Street.
Questo movimento internazionale, con tutte le sue contraddizioni, sta infatti sfidando direttamente l’assetto neoliberista e il movimento studentesco aderisce con entusiasmo a questa nuova fase di mobilitazione. A Urbino il tentativo è stato quello di avviare un percorso di confronto con il territorio e di avvicinamento alle istanze che da questo provengono. Questo nuovo corso, inaugurato dalle tende di Occupy Urbino e dalla campagna di comunicazione ‘SEnza di noi URBINO MUORE’, ha come nodo centrale quello degli spazi sociali nella città di Urbino. Era necessario rispondere alla chiusura degli spazi pubblici, a partire da quelli universitari, dalle sale studio ai campi da calcetto. Parlare di utilizzo e gestione degli spazi ci ha inoltre permesso di aprire un dibattito più ampio con la città. A muoverci è stata la voglia di sperimentare un’altra socialità, di promuovere percorsi di mutuo aiuto, di far valere il principio autogestionario al di là dei codici istituzionali e di diffondere cultura liberamente oltre la logica del profitto. Mentre noi cominciavamo a ragionare di ‘diritto alla città’ il Rettore lavorava allo sgombero della C1.

Lo sgombero dell’aula autogestita è emblematico dello ‘stile di governo’ che qui denunciamo come repressivo. Da tempo eravamo a conoscenza del fatto che il Rettore era ansioso di liberarsi dell’unico spazio autogestito all’interno dell’ateneo, ma mai avremmo creduto che avrebbe approfittato di un momento di emergenza per far valere quest’ordine. Mentre le studentesse e gli studenti del collettivo che ha animato l’aula stavano generosamente dando il proprio contributo a superare l’emergenza neve che ha colpito la città lo scorso anno, dalla sua residenza riminese il Rettore organizzava lo sgombero manu militari della C1Autogestita. Alla riapertura dell’università dopo il ‘nevone’ i corridoi della facoltà erano pieni dei poliziotti venuti a sorvegliare un’aula ormai vuota e chiusa a chiave.

Lo sgombero della C1 ha segnato un punto di rottura perché dopo questo episodio è diventato evidente l’utilizzo politico della forza pubblica. La presenza dei reparti della celere di fronte alle facoltà e nelle piazze cittadine è stata una costante degli ultimi due anni e noi a questa militarizzazione inutile ci siamo sempre apertamente opposti. Tralasciando per un momento le vicende studentesche, e guardando alla città e alle sue esigenze, noi ancor oggi non riusciamo a vedere nei giovedì sera un problema di ordine pubblico, né possiamo giustificare in alcun modo inutili dimostrazioni di forza come il blitz che avvenne il 10 novembre scorso a Ponte Armellina, quartiere operaio noto alle cronache come Urbino2. Crediamo sia uno spreco di soldi pubblici continuare a richiedere un intervento delle forze dell’ordine così cospicuo in contesti dove questo non risulta necessario. Tutto questo ci sembra ancor più intollerabile quando poi accade che la forza pubblica si disponga a tutelare forze politiche neofasciste nell’atto di fare propaganda.

L’attenzione verso il territorio ha per noi significato sin da subito stabilire un nuovo presidio antifascista in città. Oltre a coltivare la memoria della resistenza in occasione del 25 aprile con l’evento ‘(R)Esistenze Anomale – Festa delle resistenze d’oggi’, e a dare quindi il nostro contributo allo svilup-po di un antifascismo culturale, crediamo che la crescita dei gruppi neofascisti in Italia ed in Europa dimostri l’urgenza di un antifascismo militante che monitori il fenomeno e lo contenga. Quando, come nell’aprile 2011, un gruppo di neofascisti che distribuiva volantini chiaramente xenofobi venne autorizzato a fare un presidio noi ci siamo opposti mettendo i nostri corpi tra i fascisti e la piazza. Abbiamo sentito il dovere di coprire quello scempio che, oltre ad offendere la memoria antifascista di questa città, era insultante per i migranti che qui vivono e lavorano. Non abbiamo comunque in alcun modo reagito alle provocazioni che provenivano dai fascisti, mentre le forze dell’ordine in quell’occasione sembravano unicamente interessate a tutelare il diritto democratico di un gruppo neofascista di distribuire volantini esplicitamente razzisti. Questa triste situazione venne denunciata a gran voce dai numerosi militanti antifascisti presenti in piazza quel giorno e forse anche per questo cinque di noi devono affrontare un processo. La classe politica cittadina, con l’eccezione di Rifondazione Comunista, non è stata capace di dire nulla in merito.

Il combinato di uso della forza pubblica da un lato e silenzio della politica istituzionale e di tutte le forze democratiche dall’altro è infatti la caratteristica principale del processo repressivo che stiamo descrivendo. Lo stesso modello verrà seguito dalla classe dirigente per trattare l’occupazione dell’ex-Skorpio. Dopo il vergognoso sgombero della C1 il collettivo ha cercato prima di tutto di capire che cosa stesse accadendo. Molte denunce erano già arrivate e lo sgombero andava a completare un quadro inquietante. L’attacco sfrontato che la stampa locale ha scatenato nei nostri confronti ci ha poi confermato che non ci sbagliavamo: risultava evidente che un processo repressivo si era avviato. Che fare? Il collettivo, che da tempo aveva avviato un lavoro con associazioni e gruppi del territorio, ha scelto la cosa più naturale: andarsene dall’università e verificare se la città, con tutte le sue contraddizioni, fosse in grado di raccogliere un percorso già vivo nel territorio. Le studentesse e gli studenti in mobilitazione solo nell’ultimo anno hanno infatti partecipato alla battaglia referendaria per i beni comuni, lavorato duramente durante il ‘nevone’ (gli ‘spalatori autorganizzati’), costruito un rapporto con l’ambientalismo locale e un recente ma prolifico incontro con i Gruppo di Acquisto Solidale di Urbino e i produttori agricoli del territorio. C’era insomma la ragionevole speranza che rilanciare la lotta sugli spazi con un’occupazione non sarebbe stato interpretato come un gesto di prepotente arroganza che andava squalificato in nome del sacro valore della legalità, ma che avrebbe anzi potuto raccogliere le istanze di cambiamento di parte del tessuto cittadino.L’ex-Skorpio voleva infatti essere, nelle nostre intenzioni, un luogo all’interno del quale sviluppare tanto percorsi alternativi sul piano artistico e culturale, quanto dare finalmente spazio a nuove forme di mutualismo. Lo spazio sociale era per noi una politica contro la crisi e avevamo la strana speranza che come tale venisse inteso. Un’istanza politica si è invece trasformata per l’ennesima volta in problema di ordine pubblico. A niente è servito un appello pubblico di un gruppo di professoriche chiedeva al mondo politico di riflettere sull’opportunità che uno spazio sociale autogestito poteva rappresentare per la città. L’ex-Skorpio, la cui autogestione cominciava a prendere forma, è stato sgomberato il giorno prima dell’iniziativa “l’ex-Skorpio incontra la città”, il cui scopo era appunto quello di presentare le attività che intendevamo ospitare all’interno dello spazio. Il colpevole silenzio della politica ha permesso che la forza pubblica sgomberasse dei locali inutilizzati da anni per restituirli così al degrado.

Oltre a denunciare un processo repressivo abbiamo affermato che questo ha una sua logica e dei responsabili. La logica, dovrebbe essere oramai chiaro, è quella di negare l’agibilità politica a chi esprime dissenso. Specialmente in questa parte d’Italia che, dopo essere stata raccontata per anni come terra di benessere sociale (la terza Italia, cuore rosso del paese, terra di piccola impresa responsabile ecc.), è oggi investita in pieno dalla crisi economica, politica e sociale, è importante che nessun neghi la bontà della classe dirigente locale. Si vorrebbe un territorio pacificato nonostante i pesanti processi di impoverimento che lo attraversano. Chi lo vuole è una classe dirigente spaventata, incapace di gestire una crisi che colpisce università, enti pubblici e territorio in profondità. Il Rettore Pivato ed il suo direttore amministrativo, il presidente dell’Ersu Giancarlo Sacchi e il direttore Massimo Fortini, così come il sindaco di Urbino Franco Corbucci e la sua Giunta sono quelli che, data la posizione, hanno le maggiori responsabilità politiche del processo repressivo in corso. Dietro di loro una serie di gruppi di potere tutti intenti a garantire che ‘tutto cambi affinchè nulla cambi’. Alla classe dirigente interessa solo la riproduzione della classe dirigente stessa ed è questa la ragione per cui, oltre a non interessarsi alle conseguenze sociali dei loro pareggi di bilancio, hanno bisogno di negare qualunque agibilità politica a chi li contesta, anche e soprattutto quando chi lo fa crea ricchezza sociale impossibile da mettere a valore. Di noi, del collettivo studentesco che ha cercato di raccogliere l’esperienza del movimento e di farla vivere sul territorio, è stato detto di tutto. Non ci interessa qui fare la lista delle accuse e tentare delle smentite, ma c’è ne una in particolare che merita di essere approfondita in quanto rivelatrice. Capita di sentir dire che le studentesse e gli studenti a processo siano un’esigua minoranza della componente studentesca, che questi siano poco rappresentativi. Questo dovrebbe servire a giustificare sgomberi e denunce. Noi crediamo che questo sia il segno di un’idea di democrazia autoritaria, che alla minoranza riserva solo esclusione dal dibattito e repressione. C’è in atto una limitazione alla libertà di espressione e del sacrosanto diritto al dissenso politico!

Democrazia autoritaria quindi. Questa definizione approssimativa, che abbiamo cercato di dare in forma narrativa, non sarebbe però completa se non chiarissimo come questa sia adeguata non solo a questo territorio ma a gran parte dei centri italiani, a buona parte d’Europa e soprattutto, per essere più chiari, a tutti i paesi dell’alleanza atlantica che sulla repressione del dissenso hanno elaborato un vero e proprio piano strategico (Urban Nato Operation 2020). In tutto l’occidente vediamo la polizia intervenire brutalmente sulle persone che collettivamente reclamano il diritto a una vita diversa da quella decisa dai centri di comando della finanza e della politica istituzionale. Per limitarci al caso italiano son ancore vive di fronte ai nostri occhi le immagini di quanto accadde a Genova nel 2001. Il G8 di Genova venne definito da Amnesty International ’la più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale’ e pensiamo che non ci sia definizione più adeguata di quei giorni. È anche per questo, ma non solo, che sosteniamo la campagna ‘10×100-G8Genova 2001 non è finita!’. Siamo solidali con i compagni e le compagne agli arresti perché riteniamo profondamente ingiusto reprimere il dissenso relegandolo ad un problema di ordine pubblico. Quel dissenso che si è fatto movimento e che da Seattle a Genova, dalle facoltà occupate a Occupy Wall Street, da piazza Tahrir alle piazze spagnole nuovamente in rivolta, lotta per qualcosa di più grande e cioè, come disse a suo tempo Susan George per il movimento no global, perché “vuole solo giustizia per il mondo intero”. Per noi un futuro diverso si costruisce ancora su queste premesse.

Democrazia autoritaria dicevamo. E non possiamo non pensare subito alla valle che resiste, la Val di Susa. Il movimento NoTav ci racconta, con la sua lotta ventennale e l’attuale militarizzazione del territorio valsusino, di una classe politica miope ed autoritaria che anche di fronte ad un movimento popolare variegato e compatto riesce a rispondere solo con l’ uso della forza pubblica. Siamo stati in Valsusa e abbiamo visto con i nostri occhi le gravi violenze subite dagli abitanti della valle, abbiamo respirato il gas dei lacrimogeni e visto i compagni feriti da quelli sparati ad altezza uomo. Oggi per quelle giornate di lotta molti sono agli arresti domiciliari, altri in carcere, altri ancora in attesa di giudizio con accuse pesanti a proprio carico. Anche a loro, in questo momento nel quale denunciamo la repressione nel nostro territorio, va la nostra solidarietà. La nostra solidarietà e il nostro sostegno vanno anche a tutt* i compagni e le compagne colpit* dalla repressione in tutto il paese.
La contro-narrazione si chiude qua. Siamo all’oggi. Oggi siamo arrabbiati e frustrati, ma con nessuna intenzione di stare in silenzio. Vogliamo difendere pubblicamente le nostre ragioni ed anche affrontare i processi nel migliore dei modi possibili ed è per questo vi chiediamo di sostenerci firmando l’appello on-line ‘Comunque vada…sarà un processo!’ e, per chi ne avesse la possibilità, di contribuire al pagamento delle spese legali inviando una sottoscrizione intestata a ‘Studenti in Movimento’, codice IBAN IT24 T076 0113 3000 0100 5931678, indicando nella causale “Campagna Comunque Vada”.

Una mano alla penna e l’altra, se possibile, al portafoglio…

Comunque vada…sarà un processo!

 

Comitato contro la repressione – Urbino

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Ad Urbino c’è un nuovo spazio sociale. EX-SCORPIO OCCUPATO

 

Questa mattina un nutrito gruppo di studenti e giovani precari si è riappropriato di uno degli spazi vuoti di questa città: i locali dell’ex-Scorpio, in Via della Stazione (sotto il Makkia). Dopo mesi di iniziative rivolte a studenti, cittadinanza e istituzioni, si è voluta concretizzare l’esigenza di spazi di aggregazione liberi: aperti cioè alla partecipazione e, soprattutto, gratuiti. Questo spazio vuole essere punto di incontro e convergenza tra studenti, cittadini, associazioni, gruppi e singoli che operano a Urbino ma anche su tutto il territorio provinciale.

 

Oggi vogliamo rispondere ad un  bisogno  diffuso di avere a disposizione spazi alternativi alle sedi universitarie, alla piazza e ai bar, luoghi in cui produrre collettivamente un’altra socialità e un’altra cultura. Questa risposta arriva dopo un percorso cominciato a settembre  con una mobilitazione permanente per comunicare, a tutti e agli enti competenti, che volevamo gli spazi che ci spettano. Ricordiamo il presidio permanente per la riapertura dell’aula studio del Collegio Internazionale, la settimana  di “accampata” in piazza con Occupy-Urbino, il torneo autogestito ai campetti dei collegi, gli incontri con il sindaco e i presìdi informativi in piazza e nelle facoltà.  

 

La necessità di soddisfare un bisogno di spazi concreti dove poter esprimere le nostre potenzialità è divenuto ormai ineludibile. Ci siamo mossi di conseguenza. Trovare una casa a tutte le associazioni, ai collettivi e ai singoli, utilizzabile in qualsiasi momento senza dover passare per forza dalla sfiancante trafila delle autorizzazioni e delle discrezionalità degli amministratori, è un’esigenza ormai improrogabile. Non vogliamo più pagare di tasca nostra (visti anche  gli esigui fondi di cui dispongono le varie associazioni)  per affittare locali in cui svolgere le nostre iniziative. Questo bisogno è diventato più stringente soprattutto dopo lo sgombero di uno storico spazio autogestito come la C1autogestita nell’ ex-Magistero. La perdita progressiva di spazi, dove poterci anche semplicemente riunire per poter progettare e organizzare iniziative, insieme con  il disagio di dover vivere la nostra socialità solo per le strade o nei bar, hanno contribuito a spingerci verso questa azione diretta. Vogliamo sottrarre l’ex-Scorpio – edificio chiuso da anni, di proprietà della Regione e gestito dall’ERSU – all’abbandono, riempirlo di contenuti e di idee, di partecipazione e vitalità. Crediamo fortemente nell’ importanza dell’ autogestione e dell’ agire collettivo come pratiche di riappropriazione dal basso degli spazi politici, sociali e culturali, che ci vengono sottratti quotidianamente con l’avanzare della crisi, con la svendita dell’ Università pubblica e con la perdita di tutti quei diritti un tempo garantiti. In una città a forte vocazione studentesca come Urbino, gli studenti rappresentano un valore aggiunto che va stimolato e sostenuto, ed è evidente che la conquista di un nuovo spazio sia un passaggio fondamentale di questo percorso.

 

Ma noi non siamo solo studenti e non ci rivolgiamo solo agli studenti. Il declino dell’attuale modello di sviluppo globale, l’incapacità del sistema politico e partitico a fornire risposte concrete alla crescente richiesta di giustizia sociale, eguaglianza e diritti, la corrosione sempre più violenta dei territori e delle comunità che li abitano, ci consegnano la responsabilità di mobilitarci in prima persona per la costruzione di modi e stili di vita alternativi, non regolati esclusivamente dalle leggi del mercato e dalle lotte per la spartizione di potere. L’occupazione dell’ex-Scorpio vuole quindi inserirsi direttamente all’interno dei percorsi di lotta che in tutto il mondo crescono, si espandono, si confrontano con l’obbiettivo di contrastare il logoramento programmatico dei diritti sociali, civili e umani di tutti i popoli. L’ex-Scorpio vuole dare l’opportunità, a tutti coloro che non si riconoscono nel modello di sviluppo attuale, di ribellarsi e contribuire alla costituzione di un domani migliore. L’ex-Scorpio vuole creare e diffondere percorsi nuovi e alternativi nella gestione delle nostre esistenze, nel modo di vivere le nostre città e le scelte politiche che le regolano.

 

Con quest’azione puntiamo dunque a riequilibrare i rapporti di forza per una ormai irrinunciabile trattativa sull’utilizzo di questo  nuovo spazio, che vogliamo autogestito e regolato da coloro che lo vivranno in prima persona.

 

Chiediamo all’ amministrazione ERSU di farsi carico delle nostre esigenze assegnando questo spazio mediante una forma di comodato d’ uso gratuito, mentre noi ci impegniamo sin da subito a provvedere autonomamente ai costi di gestione, agli eventuali lavori di manutenzione e al pagamento delle relative utenze. Qualsiasi decisione in merito all’ organizzazione delle iniziative e alla gestione generale dello spazio sarà presa collettivamente tramite assemblee convocate settimanalmente ed aperte a tutti. Crediamo nell’ importanza di valori quali l’antifascismo, l’antirazzismo e l’antisessismo e invitiamo chiunque ci si rispecchi a partecipare alla costruzione e al funzionamento collettivo e quotidiano di questo nuovo spazio.

 

Convochiamo per i prossimi due giorni  due assemblee costituenti, oggi (sabato 24 marzo) e domani alle 16: 00, per cominciare a dar forma al progetto e decidere sulle prime iniziative da mettere in campo. Invitiamo tutti gli interessati, singoli o associazioni, a dare il proprio contributo e a portare i propri contenuti. Vi aspettiamo numerosi!

 

                                   Studentesse e studenti alla conquista dello spazio!  

 

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2012: ODISSEA PER GLI SPAZI… SOCIALI

Urbino ha due inestimabili ricchezze: una struttura urbana unica e la vivacità sociale propria di una realtà studentesca. Abbiamo  provato nell’ultimo anno a far interagire con maggiore libertà questi due elementi e abbiamo continuato a costruire le condizioni affinché studentesse e studenti  tornassero a riempire gli spazi pubblici in prima persona relazionandosi con la cittadinanza. Questo il senso della campagna “SEnza di noi  URBINO MUORE” e delle tende in piazza di “Occupy Urbino”, questo il senso del presidio permanente ‘Liberiamo l’Aula Studio!’ e di tutte le iniziative e i seminari organizzati, così come delle feste all’Anfiteatro “liberato” del collegio Tridente, questo il senso del torneo di calcetto che a inizio anno abbiamo organizzato ai campetti del collegio ‘La Vela’ (chiuso da anni e ancora mai utilizzato dagli studenti), dei concerti e dei tanti momenti di aggregazione dentro e fuori l’università: soddisfare un bisogno concreto di socialità dando vita agli spazi!

Esprimendo l’esigenza di spazi sociali si è voluto far emergere  il paradosso di una città dove la componente studentesca è costretta a confrontarsi con diverse sfere amministrative (Comune da una parte ed Ersu e Università dall’altra)  che, seppur in maniera differente, non mettono in primo piano una politica dedicata alle attività extradidattiche. I collegi di De Carlo, struttura pensata e predisposta per le attività e la socializzazione studentesca, hanno una gestione che non permette la libera fruizione degli spazi, mentre in centro praticamente non esistono luoghi per le attività studentesche. Per questo a suo tempo ci siamo rivolti al Sindaco, il quale nel nostro primo incontro si è dimostrato aperto e disponibile a mettere in atto provvedimenti che, in discontinuità col passato, avrebbero permesso agli studenti maggior accesso allo spazio pubblico.

La discussione sugli spazi aperta con il Comune è stata interrotta dalle vacanze di Natale e in seguito dall’emergenza neve, ma i nodi del dibattito rimangono gli stessi, ancora irrisolti. Gli spazi comunali per organizzare seminari e assemblee studentesche in orari extra-accademici si pagano (vedi i 70 euro delle sale di Collegio Raffaello) e anche gli spazi espressivi ed espositivi rimangono ad oggi abbastanza inaccessibili, vuoi per i costi di affitto (vedi Sala del Maniscalco), vuoi per le difficoltà burocratiche che implicano accedere a una struttura pubblica (sulla DATA ad esempio il Sindaco ha dichiarato che questa struttura è idonea  a ospitare esposizioni artistiche ma sono ignote le modalità per accedere a questa nuova possibilità).       

Le questioni aperte rimangano tali anche alla luce dell’assenza di uno spazio aggregativo libero dove poter organizzare autonomamente iniziative culturali. Il ringraziamento ricevuto dagli studenti dopo la solidarietà dimostrata durante il ‘nevone’ è stato lo sgombero dell’unico spazio studentesco autogestito in città: l’aula C1Autogestita di Magistero. Se già con il sindaco era sta aperta una discussione sulla necessità degli spazi aggregativi questa oggi si fa più pressante e deve trovare risposta. Alla risposta autoritaria del rettore, noi vogliamo opporre una risposta dal basso, costruita a partire da proposte e azioni concrete. A fronte della riduzione di spazi di autonomia è necessario che le amministrazioni territoriali si facciano carico di questa problematica.

E’ necessario che il discorso sugli spazi sociali venga affrontato con la dovuta determinazione. Senza spazi culturali, lo abbiamo già detto in altra forma, la città muore. Gli studenti sono una risorsa, ma hanno bisogno di spazi dove esprimere il proprio potenziale creativo. Senza luoghi dove “fare cultura” non rimane altro spazio che quello dei locali commerciali, dei bar e della piazza piena solo di bottiglie che, per quanto rappresentino un intrattenimento al quale non rinunciamo, non possono per loro natura sostituire gli spazi sociali autogestiti. Crediamo che i tempi siano maturi per vedere la nascita in questo territorio di nuovi spazi e nuove possibilità e speriamo che le amministrazioni e i cittadini sappiano cogliere appieno un bisogno che non può più rimanere inascoltato e insoddisfatto.

L’anno appena iniziato si è dimostrato finora parecchio movimentato. La cosa non ci spaventa e non ci trova impreparati. Speriamo solo che la questione degli spazio aggregativi a Urbino non diventi un’Odissea…

Non vogliamo mica la luna, chiediamo spazi sociali!

Studentesse e studenti alla conquista dello spazio!


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MENTONO SAPENDO DI MENTIRE! Comunicato del collettivo C1 in merito allo sgombero dell’aula autogestita

Dopo il presidio nei corridoi dell’ex-Magistero e a oltre dieci giorni dallo sgombero dell’aula autogestita (avvenuto domenica 19 febbraio 2012), come collettivo ci sentiamo in dovere di rispondere alle troppe menzogne lette e sentite in questi giorni e cercare di far emergere quale è davvero il punto della situazione. Vorremmo chiarire una volta per tutte la nostra posizione.

 

La C1: uno spazio politico e sociale, punto di riferimento di studenti e territorio

Negli anni di autogestione abbiamo cercato di fare dell’aula C1Autogestita uno spazio libero ed aperto alla partecipazione di tutte e tutti. Il primo dato certo è il gran numero di seminari, proiezioni, assemblee, mostre, incontri e semplici chiacchierate che nell’aula hanno avuto luogo in questi anni con la partecipazione di migliaia di studenti e di decine tra professori, ricercatori e dottorandi di questo nostro ateneo. L’aula sgomberata, lungi dall’essere uno spazio ad uso e consumo di pochi “vecchi” studenti facinorosi, è stata invece la casa di diversi collettivi ed associazioni studentesche (il collettivo C1Autogestita/associazione Studenti in Movimento, l’associazione Fuorikorso, il collettivo Drude ed il collettivo degli studenti medi Carlo Giuliani). Lo spazio ha inoltre dato la possibilità agli universitari di incontrare ed ascoltare molte altre realtà associative studentesche (PantaReiLa Ginestra, i G.A.P. ecc. ) e del territorio (solo nell’ ultimo anno Legambiente, GreenPeace, Amnesty International, l’ANPI, il Comitato Accadueò, la Bottega del Mondo Equo e Solidale, il Centro Donna, i GAS, i Comitati referendari, il Csa Oltrefrontiera di Pesaro, laBottega di Resistenza Globale di Fossombrone, Alternativa Libertaria di Fano, Nuovo mondo di Pesaro ecc.) con cui si è dato vita a collaborazioni e progetti comuni. Hanno inoltre visitato la C1 numerosi rappresentanti di sindacati e movimenti studenteschi, sia italiani che internazionali (Link – Coordinamento Nazionale Universitario, Federacion Estudiantes Libertarios de Chile ecc. ), e forti sono le collaborazioni e i contatti con varie realtà studentesche disseminate sul territorio nazionale (associazioni e collettivi di Bologna, Roma, Torino e Napoli, solo per indicare le città più grandi).

Forte è stato anche l’impegno sul territorio dedicato a studenti e cittadini di Urbino: grazie alle assemblee e alle iniziative tenute nell’aula C1Autogestita quasi cinquecento studenti fuori sede hanno potuto informarsi e votare ad Urbino per l’ultimo referendum e, sempre grazie al fermento che è partito dall’ex-aula autogestita, da due anni si svolge ad Urbino la Festa delle Resistenze Anomale, realizzata in collaborazione con l’ANPI in occasione del 25 Aprile. Dalla C1 sono nate le lotte a difesa delle borse di studio, per il rispetto dei diritti degli studenti disabili e la mobilitazione contro la riforma Gelmini degli scorsi anni. Gli incontri, i dibattiti e le assemblee nell’aula autogestita, anche con la partecipazione di importanti intellettuali, hanno permesso lo sviluppo di una coscienza critica. E’ da  questo humus che nascono le condizioni per conquistare nuovi spazi sociali (vedi aula studio dell’ex-Casa dello Studente in centro o l’Anfiteatro “liberato” del collegio Tridente) e rivendicare miglioramenti per la vita dello studente urbinate. All’interno dell’aula chiunque ha potuto esprimere le proprie potenzialità e questa, libera da permessi ed autorizzazioni, non è mai stato luogo di censura e di “correzioni” ma ha, da sempre, avuto la funzione di laboratorio di emancipazione. Mai ci sono stati chiavi, chiavistelli e “autorizzazioni” a cui sottostare. Numerosissimi erano i libri, le riviste, i giornali, gli opuscoli di controinformazione (acquistati in autonomia con gli esigui fondi del collettivo) a cui chiunque poteva liberamente accedere. Insomma, ciò che ha sempre contraddistinto la C1Autogestita è stato lo spirito libertario unito, in maniera indissolubile, alla pratica sindacale.

Questa è solo una sintesi indicativa e ristretta di tutte le collaborazioni, di tutte le attività, di tutte le relazioni che l’aula C1 ha saputo creare solo nell’ultimo anno, divenendo punto di riferimento, non solo universitario, di tutte quelle realtà nazionali e locali che cercano di porsi in maniera critica e dialettica nel mondo che viviamo. La C1Autogestita, in poche parole, è stato centro di aggregazione per tutte quelle lotte che dal basso chiedono il rispetto delle differenze e la tutela dei beni comuni.

 

Una “città ideale”…per reprimere e criminalizzare!

Ora si è deciso che questa realtà collettiva così viva, propositiva e complessa debba smettere di agire all’interno dell’Università. Quello che i lucchetti e la polizia vogliono dirci è proprio questo: la vostra linea e le vostre idee non ci piacciono, state diventando troppo scomodi. Non essendo ricattabili come collettivo l’unico modo per farcela pagare è l’uso della forza, lo sgombero coatto e vigliacco dell’aula (hanno strappato tutti i nostri manifesti e volantini!), i lucchetti alle porte, il lancio di una campagna infamante circa la nostra violenza e la nostra pericolosità sociale, decine di poliziotti nei corridoi dell’Università (oltre 40 tra polizia, carabinieri e reparti della celere fatti venire appositamente da Bologna che hanno militarizzato il Magistero e il Rettorato). Tutto il repertorio necessario, insomma, a compiere un atto repressivo e lesivo della libertà di espressione.

Di fronte all’opinione pubblica questo atteggiamento autoritario dell’istituzione universitaria si sostiene solo con un’enorme quantità di menzogne. Data la natura di questa campagna denigratoria (da parte anche di altri studenti, purtroppo) siamo tenuti a rispondere e smentire le falsità che continuano a circolare sul nostro conto e dire la nostra sulle poco felici dichiarazioni di questi ultimi giorni, esplicitamente atte a delegittimarci.

 

Fraintendimenti strumentali: le minacce costruite 

Prima fra tutte bisogna chiarire la vicenda che ruota intorno alle fantomatiche minacce ricevute dal rettore che, visto il numero di comunicati di solidarietà che il Magnifico ha ricevuto dai Presidi, dal Consiglio di Amministrazione (erano presenti il sindaco di Urbino e il presidente della Provincia) e rappresentanti vari, sembrano essere l’unico modo per giustificare le brutalità e la violenza che si è abbattuta sulla C1, sugli oggetti che conteneva e sui suoi occupanti. Come ben sa chi era per le strade e i vicoli di Urbino nei giorni del “nevone”, le ragazze e i ragazzi della C1Autogestita sono stati tra i volontari che fin da subito si sono resi disponibili per fronteggiare l’emergenza. Il Magnifico rettore Pivato il giorno 10 febbraio 2012, in piena emergenza neve (almeno 180 cm) e con la tempesta in corso, forse non consapevole del lavoro volontario che ci vedeva impegnati (visto che ci considera alla stregua di delinquenti sanguinari), ci fa arrivare un ordine di sgombero firmato dal fido burocrate Botteghi in cui si intima l’uso della forza per sgomberare l’aula. Visto che la nostra prima preoccupazione in quei giorni erano le persone intrappolate nelle loro case e non l’aula C1 (l’università era chiusa!) un nostro “ignoto” compagno, con il suo profilo facebook, ha commentato lo sgombero scrivendo: “Il rettore ci vuole sgomberare. Lui approfitta dell’emergenza, noi lo aspetteremo con i badili in mano!” per indicare che sembrava fuori luogo discutere di uno sgombero in un periodo di così drammatica emergenza.

Effettivamente in quei giorni tutti noi avevamo i badili in mano, per spalare la neve (sembra che solo alcuni se ne siano accorti e abbiano avuto il coraggio di dirlo pubblicamente, e per questo li ringraziamo).

Il commento incriminato viene però rilanciato come “minaccia al rettore sul web”, e diviene quindi notizia, grazie ad uno studente della scuola di giornalismo di Urbino che, non essendo in quei giorni in città, non era a conoscenza (lui come il rettore) che noi i badili in mano ce li avevamo per ben altri motivi. Non si intendeva di certo attentare alla vita del rettore! Si è invece travisato “ingenuamente” quello che sul web era stato scritto. Qualche giorno dopo, grazie ad un altro articolo sconclusionato del Carlino in cui un “noto” dipendente dell’università (mantenendo l’anonimato per “paura di ritorsioni”!?!) ci intimava di andare via da Urbino e ci dava dei “fascisti”, la bufala delle “denunce per minacce” e i “timori” causati dalla nostra pericolosità sociale era bella e confezionata. Peccato che finanche alla Polizia e alla Magistratura non risultiamo come elementi pericolosi né violenti e che quanti ci conoscono possono testimoniare come la nostra azione politica sia stata sempre contraddistinta dalla determinazione e mai dalla violenza.

In sintesi, le inutili e infondate manifestazioni di solidarietà ricevute dal rettore, tutte inviate a seguito di un brutto comunicato del Magnifico, appaiono nient’altro che un malcelato tentativo di nascondere e giustificare l’unica vera violenza effettivamente praticata: lo sgombero del materiale dell’aula, i lucchetti e la polizia in costante presidio nei corridoi dell’università. Un episodio inquietante, raramente avvenuto nelle Università italiane e di certo mai avvenuto ad Urbino, neanche in anni ben più caldi!

 

Il “nevone”: un’ottima occasione per “spalare via” le voci critiche

Sull’uso strumentale dell’emergenza neve come giustificazione allo sgombero vanno dette alcune cose. Chi ci ha visto per le strade sa quanto ci siamo resi disponibili per risolvere l’emergenza di quei giorni e, consapevoli di ciò, abbiamo da subito dato la disponibilità a usare la C1 per effettuare temporaneamente le lezioni in caso di carenza di strutture. La condizione era che le nostre cose ( riviste, poster, disegni, foto, archivio, libri ecc.) potessero rimanere nell’aula (anche perché, diversamente, non avremmo saputo dove metterle!) visto che sono una proprietà collettiva e non di un singolo o di una singola associazione. A questa nostra proposta il rettore e il delegato rettorale agli studenti non hanno risposto. Hanno preferito effettuare lo sgombero senza nessun confronto, brutalizzando e strappando il materiale contenuto in C1, agendo di domenica, lontano dagli occhi di tutti! Questo dimostra quanto l’emergenza neve sia stata usata in maniera strumentale e come l’obbiettivo, premeditato da tempo (almeno da dicembre per la precisione), fosse il tentativo tutto universitario di attacare un collettivo (e le varie associazioni che vi ruotano intorno) che evidentemente da fastidio, perché non allineato e non ricattabile!

Vorremmo inoltre chiarire che precedentemente all’avviso di sgombero non c’è stata nessuna comunicazione o convocazione ufficiale del rettore per aprire un tavolo di confronto. Una telefonata del delegato rettorale Giannelli due giorni prima di Natale e una mail informale a gennaio (sempre da parte di Giannelli) non sono stati ritenuti da noi una comunicazione ufficiale. La prima lettera protocollata che abbiamo ricevuto (attaccata al vetro dell’aula!) era l’avviso datato 10 febbraio (in pieno nevone, è bene ribadirlo) che ci annunciava in maniera perentoria lo sgombero sotto la minaccia di far intervenire le forze dell’ordine! Tutto questo secondo noi non si definisce propriamente “la volontà di aprire un dialogo”! Il dialogo, normalmente, dovrebbe avvenire prima di un atto di forza; dopo diventa un’impresa difficile ma non impossibile, se solo ci fosse la volontà da parte del rettore di recuperare ad un atto di violenza assolutamente mal gestito!

 

Tutta colpa della C1: definanziamento dell’università e contribuzione studentesca

Un altro appunto riguarda gli ipotetici costi che l’amministrazione dell’Università di Urbino avrebbe dovuto sostenere a causa dell’occupazione della C1. Sia l’affitto del Cinema Ducale (50.000 euro annui) che l’affitto per i locali che ospitavano l’istituto di Psicologia in via Ubaldini (la cifra non è stata resa pubblica) erano costi che l’università sosteneva già prima che la C1 fosse l’aula degli studenti. Al Cinema Ducale facevano lezione oltre 300 studenti di Scienze Motorie e a noi non risulta che le classi di Scienze Motorie abbiano mai frequentato il Magistero e ci sembra improbabile che in C1 possano trovare posto tanti studenti. Nel comunicato del rettore del 21 febbraio 2012 (sullo sgombero della C1) si ipotizzava addirittura che un’eventuale valutazione negativa del MIUR potesse essere addebitata alla C1 proprio perché comportava oneri eccessivi per l’ateneo e questo si rifletteva sulle tasse degli studenti (!?!).

Anche noi a questo punto vorremmo riparlare delle tasse universitarie, ma per ricordare al rettore che gli studenti di Urbino pagano molto più del dovuto perché la contribuzione studentesca supera il limite stabilito per legge ( il 20% del FFO). Urbino si attesta come prima tra le università “illegali” con ben il 38% rispetto a quanto ricevuto dal Fondo di Finanziamento Ordinario (quasi il doppio di quanto dovremmo pagare! cosa ne pensa il MIUR?). O forse il rettore (e il fido burocrate Botteghi) non ci perdona la minaccia (questa sì, vera!) che facemmo pochi mesi fa di un possibile ricorso al TAR su questa vicenda? O forse ci vuol far pagare il fatto che proprio in C1 ci furono le assemblee in cui si richiedeva un tavolo per ridisegnare, in maniera più equa, la fasciazione per la contribuzione studentesca?

Le persone non sono stupide: la C1 non c’entra nulla con i costi che l’università ha sostenuto per le strutture e comunque lo sgombero rimane un’azione non giustificabile! La C1 era l’unico spazio autogestito dell’ateneo e non crediamo avesse dei costi eccessivi (tra le altre cose la C1 è l’unica aula di Magistero che dispone di lampadine a basso consumo, fornite da Legambiente durante una iniziativa ad hoc nell’aula autogestita!). Tutte le università italiane hanno delle aule occupate e autogestite, molto delle quali hanno una lunga storia e il cui valore ci pare sopravanzi qualunque calcolo costi/benefici, soprattutto se chi calcola usa dati inesistenti.

 

La “democrazia rettorale”: come si inventano maggioranze e minoranze 

Gli avvenimenti di questi giorni vengono ora giustificati affermando che i collettivi e gli individui che vivevano la C1 non sono che una minoranza facinorosa, per di più contraddistinta da pratiche e mentalità antidemocratiche. Crediamo che minoranze e maggioranze non si stabiliscano esclusivamente in termini elettorali (la cosiddetta “crisi della rappresentanza” e la delegittimazione delle istituzioni che si autocelebrano come democratiche è stata, in questi anni, più volte evidenziata da tanti studiosi e il voto referendario non rispettato del giugno scorso così come il movimento No Tav ci dicono proprio questo!) e che comunque nulla riguardo la “rappresentatività” si possa dire se non alle prossime elezioni studentesche (se mai ci saranno!). Certo è che l’attuale Consiglio degli Studenti (in scadenza elettorale in questi giorni) non rappresenta più il voto della maggioranza perché falcidiato da defezioni dovute a lauree e dissidi politici. Raggiungere il numero legale con in media 10-15 giustificazioni “forzate” (in modo da prendere decisioni, quando si prendono, con 10 presenti) non è rappresentare la maggioranza degli studenti!


Le solidarietà al rettore ed il sostegno allo sgombero arrivate da due associazioni di studenti (Agorà e Azione Universitaria: il centro-destra del Consiglio degli Studenti) appaiono quindi utili solo a legittimare questi stessi gruppi universitari
 che, non avendo le potenzialità per condurre una seria battaglia politica, fatta di argomenti e contenuti, (ed avendo, a causa della loro inefficacia politica e sindacale, palesemente tradito il loro elettorato: noi e tutti gli studenti! ) si affidano alla “gonna protettiva” del rettore per poter far credere di essere ancora la maggioranza e riceverne così favori più o meno personali. Ma fortunatamente questi colpi bassi, in una piccola realtà di provincia come Urbino, saltano agli occhi e sono sulla bocca di tutti!

Il dato reale è l’enorme quantità di studenti che hanno partecipato alle nostre numerosissime iniziative e che ci hanno appoggiato nelle nostre lotte, perché le hanno riconosciute come le iniziative e le lotte di tutte/i. Per non contare tutti gli attestati di stima che stiamo ricevendo in questi giorni! La produzione artistica e culturale realizzata e partecipata per e dagli studenti, le circa 1300 firme raccolte per l’apertura dell’aula studio del Collegio Internazionale, le oltre 500 firme per la modifica dello statuto, l’organizzazione di feste e momenti di ricreativi musicali e sportivi sempre molto partecipati, i cicli di seminari, la sensibilizzazione su tematiche trascurate dai programmi accademici e dalla cultura mainstream ci rendono consapevoli di aver fatto un ottimo lavoro di denuncia sociale e di costruzione di un pensiero alternativo, all’insegna della democrazia partecipativa e diretta!

Il rettore intanto annuncia pubblicamente un convegno per costruire una nuova aula studenti (probabilmente la C3) di suo gusto, gestita in modo “democraticamente partecipato e trasparente”: una “democrazia” imposta dall’alto, come se noi studenti non fossimo capaci da soli di gestire le nostre vite e i nostri spazi! Gli spazi autogestiti non sono dei parlamentini e comunque noi riteniamo che lo “stato di Democrazia” sia quello in cui tutte le minoranze, specie se impegnate nella difesa dei diritti e dei beni comuni, sono tutelate e considerate come importanti risorse, invece che screditate e brutalmente represse. Lo stato di democrazia è quello in cui nessuno deve temere di essere zittito e represso perché esprime le proprie opinioni, anche se ritenute “minoritarie”.

Non serve riparare con un’apertura pseudo-democratica. Non serve un convegno su dei presunti spazi comuni calati dall’alto e resi democratici con la forza coercitiva di regole non condivise. Uno spazio comune c’era all’interno dell’università ed è stato chiuso! Noi speravamo se ne potessero aprire altri, ma si è preferito chiudere l’unico esistente! Ciò, lo ripetiamo, è stato possibile anche grazie all’appoggio determinante di quegli studenti che ormai agiscono sempre più come “Rappresentanti del rettore presso gli studenti”, e che hanno preferito contrastare quelli che considerano avversari, invece di rivendicare un altro posto simile o addirittura migliore della C1, aula che da tempo hanno, per loro scelta, abbandonato. Tenetevela voi la “democrazia rettorale”, tenetevi il vostro “dialogo costruttivo e produttivo”, il vostro “pluralismo” e il vostro finto spirito liberale!

 

Addio C1 bella…

In conclusione e alla luce di quanto spiegato vorremmo affermare a voce alta che, come collettivo, come studenti e come persone siamo stati vittime di un atto repressivo e assolutamente anti-democratico, congeniato a più mani (rettore, baronie varie e sudenti allineati) e messo in pratica a diversi livelli, quello materiale e quello mediatico. La volontà di “creare il mostro” rientra in una strategia, purtroppo ben documentata, che nei decenni passati ha portato il nostro paese ad atti vergognosi che hanno reso la nostra democrazia quantomeno nebulosa! Alimentare un clima da anni ‘70 è inopportuno e ingiustificato soprattutto alla luce delle tante differenze, sia di metodo che di contenuto, che ci differenziano dai compagni di allora. Non cadremo nella trappola della violenza! Abbiamo la certezza che molti vorrebbero farci cadere in questa trappola, ma la loro è una speranza vana!

L’atto intimidatorio e violento a cui siamo stati sottoposti getta una luce inquietante sul nostro ateneo che ci parla di studenti zittiti, di cricche solidali e complici, di volti compiaciuti nel vedere un atto repressivo in corso e soprattutto, più inquietante di tutte, l’indifferenza e finanche il silenzio di paura che questa vicenda ha generato! Desta preoccupazione che solo alcuni (si contano sulle dita di una mano!) tra professori, ricercatori, dottorandi che hanno frequentato la C1 hanno, di propria iniziativa, chiesto spiegazioni su ciò che stava accadendo ed hanno preso posizione pubblicamente. Molti, anche se informati e solidali in maniera “privata”, hanno preferito non esporsi individualmente per paura di ritorsioni (queste vere, verissime!), definiamole così, accademiche. Altri hanno perfino confermato, con le loro firme di solidarietà al rettore, certi classici esperimenti sull’obbedienza e altre altrettanto classiche riflessioni sul potere. In troppi hanno di fatto avvallato un disegno calunnioso convinti di non averne alcuna responsabilità! 

E’ questa che è diventata la “libera università “ di Urbino? È questo che è diventata l’Università italiana post-Gelmini? Dov’è l’Università come luogo in cui si pratica la libera circolazione dei saperi, la libertà di espressione e la libera critica all’esistente?

Sono questi gli argomenti che oggi ci portano a dire che, dopo i lucchetti all’aula autogestita e le forze dell’ordine all’interno dell’università, dopo lo sgombero festivo e vigliacco e dopo che tutto il nostro materiale è stato trattato senza rispetto alcuno, dopo le infamie a mezzo stampa e i comunicati “pilotati”, dopo tutto questo il nostro collettivo in questa università non ci vuole più stare. L’Università di Urbino rappresenta la morte della democrazia e la sfiducia in questa istituzione trova oggi nuove ragioni.

La discussione sull’aula C3 è una mera “rappresentazione democratica” (drammatica verrebbe da dire!), da riutilizzare per questioni di immagine e noi non abbiamo alcuna intenzione di partecipare a questa farsa. Siamo stati scacciati con la forza e noi ce ne andiamo! Questo è e rimane responsabilità del rettore e di tutti coloro che, anche silenziosamente, lo hanno appoggiato! Ma non si illuda il rettore e la sua cricca. Non ce ne andiamo da Urbino e comunque rimaniamo studenti. Anche da fuori, da spazi esterni alle facoltà militarizzate, denunceremo e combatteremo contro tutto quello che riteniamo sbagliato all’interno di questa istituzione sempre più feudale e medievale, gridando e lottando contro le ingiustizie e denunciando il malaffare accademico! La vostra “democrazia” non è che un teatrino in cui chi detiene il potere di inviare le Forze dell’Ordine lo esercita brutalmente per mantenere un desolante status quo e criminalizzare ogni forma di dissenso. E voi “rappresentanti delle passioni tristi” tenetevi pure la C3, facendo bene attenzione che non una parola critica contro le cricche dell’Università esca fuori di lì.

Non costruirete la vostra democrazia sul cadavere della C1!

Il collettivo va via dall’Università, va a cercare Libertà!

 

Le studentesse e gli studenti del collettivo C1Autogestita

 

Contatti Fb: Assemblea Permenente Urbino
Blog: C1autogestita.noblog.org
Mail: C1autogestita@autoproduzioni.net

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LA C1 E’ STATA SGOMBERATA! LA C1 VIVRA’ ANCORA!

Questa mattina (lunedì 20 febbraio) alla riapertura dell’ex-Magistero abbiamo trovato l’aula C1 Autogestita vuota e sigillata con dei lucchetti. Lo sgombero è avvenuto con ogni probabilità domenica 19 febbraio, mentre il Magistero era chiuso e le studentesse e gli studenti del collettivo C1Autogestita erano impegnati a spalare la neve dalle strade della città. A presidiare l’aula chiusa, la porta di entrata del Magistero ed il Rettorato almeno trenta uomini delle forze dell’ordine, tra cui il Questore di Pesaro-Urbino e un blindato della celere.

Come è facile immaginare, forte è stato lo sgomento e la rabbia nel vedere la C1 Autogestita svuotata, con tutti i manifesti strappati, il materiale di tre anni di iniziative rimosso brutalmente e i lucchetti accuratamente saldati alle porte. È evidente che l’emergenza neve non c’entra nulla, e ci sembra quantomeno fuori luogo speculare sulla difficile situazione in cui versa la città di Urbino per sgomberare uno spazio autogestito. E non esiste carenza di aule che una sola stanza possa risolvere. Spogliare la C1 di tutta la sua storia serve unicamente a mettere a tacere la voce del dissenso all’interno degli spazi universitari. I metodi utilizzati sono evidentemente autoritari: le forze dell’ordine, come il questore ci ha confermato, sono state chiamate dal Rettore, ed è per questa ragione che non hanno senso gli inviti al dialogo che da tante parti ci vengono rivolti ora e solo successivamente l’ordine di sgombero.

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Il Rettore ha imposto il provvedimento con la forza e oggi  ogni trattativa è già compromessa. All’autoritarismo e alla repressione non segue il dialogo, ma l’azione di tutti coloro che ancora credono che l’università debba essere un luogo libero e democratico. Non ha senso appellarsi alle “maggioranze silenziose” quando nel frattempo le minoranze vengono represse e criminalizzate. La C1Autogestita è rimasta sempre aperta per chi ha voluto confrontare le proprie idee politiche o sociali, dibattere sull’ esistente, proiettare qualsiasi film o documentario, discutere senza censure di qualsiasi argomento o semplicemente leggere in tranquillità libri, riviste e materiale di controinformazione. Insomma un luogo di aggregazione per tutti gli studenti ed uno spazio sociale libero da logiche di profitto, gerarchiche e burocratiche.

Che senso ha continuare a parlare di università libera e di libera espressione nel momento in cui si provvede furtivamente a chiudere uno spazio che si proponeva di contrastare il “Pensiero Unico” vigente all’interno del nostro Ateneo?
Che significato hanno i poliziotti all’interno degli spazi universitari ?
Che diritto ha il Rettore a tenere inattiva e sigillata con i lucchetti un’aula di una struttura pubblica?
Cosa dicono i docenti?
Cosa gli altri studenti e i nostri rappresentanti?

Molte sono le perplessità che emergono da questo sgombero e molti i dubbi sul futuro di questo ateneo. Rimane la certezza che questo è il segnale inequivocabile che poco di democratico e libero rimane all’interno dell’università che abbiamo di fronte!

Avevamo più volte denunciato la deriva autoritaria, la forte riduzione di spazi, sia fisici che di discussione, dedicati agli studenti e la gestione verticistica che stava prendendo piede nell’Università di Urbino: la chiusura della C1 conferma che avevamo ragione!

Risponderemo colpo su colpo: la C1 non è una stanza, la C1 è un modo di essere e lo spirito che l’ha animata e continua ad animarla, purtroppo per il Rettore e tutto il suo conclave, NON PUO’ ESSERE SGOMBERATO!

La storia della C1 non finisce qui!

Al sapere come bene comune si risponde con i lucchetti … ma non basteranno a chiuderci la bocca!

                                                                                                                                                   C1Autogestita

 

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CONTINUIAMO A SPALARE!

Le studentesse e gli studenti dell’aula C1Autogestita non hanno ancora smesso di dare il proprio contributo per liberare la città dalla neve. L’emergenza è passata ma resta ancora tanto da spalare, dappertutto, ed è per questo che, nonostante il collettivo abbia tanto altro di cui occuparsi, siamo rimasti in strada. Come ‘spalatori autorganizzati’ abbiamo deciso di continuare a lavorare perché la città ne ha bisogno e perché la solidarietà e la cooperazione sociale sono alla base della nostra azione politica.

La C1Autogestita ha voluto affrontare il reclutamento di spalatori da parte del Comune con la prospettiva propria di un collettivo politico. Da subito ci è sembrato evidente che, nel grave momento di crisi economica e sociale nel quale siamo immersi, la partecipazione sarebbe stata alta e non avrebbe coinvolto solo giovani. Tanti, e comunque sicuramente più di trenta sono i disoccupati, i lavoratori e le lavoratrici in mobilità e in cassa integrazione, le precarie e i precari che vivono in questo territorio e ci sembrava sbagliato presentarci in massa come studenti e magari dover ‘competere’ con dei padri di famiglia disoccupati da mesi. Abbiamo quindi deciso che solo alcuni, quattro per la precisione, di noi avrebbero dovuto partecipare al reclutamento e che il compenso (37 euro netti al giorno, 50 euro lordi) verrà messo in comune e usato per pagare le spese legali per i tanti, troppi processi che il movimento studentesco sta affrontando. Gli altri ‘spalatori autorganizzati’, che non hanno partecipato al reclutamento per le ragioni appena esposte, saranno invece impegnati a liberare dalla neve la passerella che da Borgo Mercatale va in direzione dei collegi universitari, fondamentale per la sicurezza di migliaia di studenti e ‘storicamente’ ‘dimenticata’ dal Comune.

Continuiamo a spalare perché crediamo che la solidarietà attiva non sia qualcosa che si esaurisce in un giorno, nell’emergenza, ma sia una pratica costante per chi non si arrende all’esistente.

Le tempeste non fanno paura a chi è abituato a resistere!


Spalatori autorganizzati del collettivo C1Autogestita  

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L’ERSU PRESENTA IL CONTO AGLI STUDENTI SFOLLATI

Il giorno 11/02/2012 sono stati evacuati undici tra studentesse e studenti dal residence “Le mura” a seguito del crollo di una tettoia che ha di fatto reso inagibile la struttura. A fronte della situazione di grave disagio e della mancanza di un’alternativa per dare alloggio agli studenti evacuati dai Vigili del Fuoco, gli “Spalatori autorganizzati” del collettivo C1Autogestita si sono  adoperati per far fronte all’ emergenza. Abbiamo collaborato all’evacuazione e, una volta avuta la certezza dell’inagibilità della struttura, tramite il rappresentante degli studenti all’ERSU Simone Lancianese abbiamo chiesto  all’ente di farsi carico della necessità di vitto e alloggio degli studenti appena sfollati. Gli studenti del residence “Le mura” sono stati quindi accompagnati presso i collegi e ospitati nelle camere del collegio “Il Colle”, gestito dall’ERSU.

Ieri, giorno 14/02/2012, gli studenti evacuati ci hanno comunicato un accredito di 56 euro sulla loro tessera ERSU, che corrispondono al pagamento delle camere in cui hanno alloggiato dopo essersi trovati sprovvisti di un tetto sotto cui  dormire. Speriamo sia solo un malinteso e ci aspettiamo che l’ERSU azzeri i costi addebitati agli studenti evacuati e rimborsi i pagamenti già effettuati, in quanto è in corso un evidente stato di emergenza e gli enti che hanno delle strutture sono tenuti a metterle a disposizione gratuitamente. In conclusione crediamo che tanto gli undici sfollati del residence “Le mura” quanto gli altri studente sfollati a seguito delle verifiche di agibilità delle case del centro debbano essere ospitati gratuitamente dell’ente regionale per il diritto allo studio.

Spalatori Autorganizzati della C1Autogestita

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#5 LA C1 NON SI TOCCA! (Solidarietà dal CSA Oltrefrontiera Pesaro)

Anche oggi leggendo sui quotidiani locali un nuovo attacco agli studenti e alle studentesse della c1 autogestita di Urbino, descritti come dei potenziali delinquenti pieni di denunce e notifiche da parte della magistratura ,un operazione infame che cerca di fare terra bruciata intorno a chi in questi anni col proprio impegno sociale si è  guadagnato agibilità e contesto all’interno dell’università e della città.

Noi  ribadiamo la nostra complicità nei rapporti umani e politici con tutt* gli  studenti e le studentesse della C1 autogestita, coscienti che qualche denuncia e una minaccia di sgombero non hanno mai fermato chi lotta per un domani migliore !

La C1 non si tocca !

Csa Oltrefrontiera Pesaro 


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#4 LA C1 E’ UN BENE COMUNE, NON SI TOCCA! (Solidarietà dal Collettivo Drude)

Il Collettivo Drude nasce dopo che alcune studentesse hanno avuto modo di confrontarsi nell’unico spazio universitario che lo permette: la C1 Autogestita nell’ex Nuovo Magistero.

Molte di noi sono attive all’interno dell’Assemblea Permanente, appoggiamo le iniziative politiche, la linea è la stessa. La C1, oltre ad essere l’unico spazio di aggregazione per gli studenti e le studentesse all’interno dell’università, è uno spazio di cultura, di politica…APERTO A TUTTI/E!

Biblioteca con riviste aggiornate e libri universitari per tutti, materiale informativo e didattico, ma soprattutto la C1 è un pezzo della storia di quest’università! Sono stati tenute assemblee, seminari, attività culturali…

Abbiamo spesso sentito dire che la C1 è un luogo chiuso: sfidiamo chiunque ad entrare in Magistero e trovare quell’aula chiusa! Qualsiasi collettivo o associazione di Urbino è passata dalla C1 in questi ultimi tre anni, e crediamo che allo stesso modo bisogna attivarsi affinchè quel posto rimanga il bene comune di sempre!

I ragazzi e le ragazze ci hanno dato l’anima in quel posto: hanno creato, discusso, litigato…sono e siamo cresciuti!

Tre anni di lotta che non possono essere cancellati così! Quell’aula è un nostro diritto, nessuno ce la porterà via!

Invitiamo, quindi, tutte le associazioni e i collettivi di Urbino ad unirsi alla lotta, anche se non hanno mai fatto attività nella C1 (c’è sempre tempo), perché dove c’è repressione, tutte e tutti dovremmo essere presenti!

La C1 è un bene comune!

La C1 non si tocca!

Collettivo Drude


 

 

 

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#3 LA C1 È ANCHE NOSTRA! (Solidarietà dal Collettivo ‘Carlo Giuliani’)

Vista la gravità dell’inutile richiesta di sgombero dell’Aula C1 avanzata dal Responsabile del Progetto Studenti dell’Università di Urbino, ci è sembrato opportuno manifestare anche da parte nostra un certo dissenso. Ed è per questo che non tollereremo ogni intervento volto allo sgombero di un aula che sempre negli anni è riuscita ad accogliere numerose realtà studentesche e che da sempre ha rappresentato un’icona fondamentale per il movimento!

La C1 non è, per noi ragazzi dei Collettivi Studenteschi dei licei di Urbino, solo un’aula, ma il luogo nel quale abbiamo lasciato importantissimi ricordi che mai nessuno potrà permettersi di cancellare.

La C1 è stata in grado di valorizzare numerose attività proposte dal nostro Collettivo permettendo la convivenza tra diverse realtà studentesche, e la loro progressiva integrazione in un ‘TUTTO UNICO’, presentandosi allo stesso tempo sempre accogliente e calorosa per i Resistenti più timidi.

PER RIBADIRE LE PAROLE DEI RAGAZZI DI ASSEMBLEA PERMANENTE CHIEDIAMO A TUTTI I CITTADINI E STUDENTI DI URBINO DI DIMOSTRARE LA PROPRIA SOLIDARIETA’ ALL’APPELLO ANTISGOMBERO DELLA C1 AUTOGESTITA. 

PER LA DIFESA DEI NOSTRI DIRITTI, NON UN PASSO INDIETRO. GIU’ LE MANI DALLA C1! 

Collettivo Studentesco Carlo Giuliani

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