GENUINO CLANDESTINO

Un’iniziativa di C1Autogestita
in collaborazione con REES (Rete dell’Economia Etica e Solidale) MARCHE e CampiAperti

GENUINO CLANDESTINO

L’ALTERNATIVA ALLA GRANDE DISTRIBUZIONE ALIMENTARE

Mercoledì 14 dicembre
Piazza della Repubblica , Urbino

programma:
Dalle 10.00 alle 16:30, Piazza della Repubblica:
MOSTRA/MERCATO TEMPORANEO con frutta e verdura di stagione, vino e panificati a cura dei contadini-produttori di Genuino Clandestino.

17.00, Collegio Raffaello:
DOCUMENTARIO Genuino Clandestino di Nicola Angrisano (insu^tv, 2011) a cui sarà presente l’autore.

18.00, Collegio Raffaello:
DIBATTITO APERTO (a cura di REES MARCHE) con produttori, l’associazione bolognese CAMPI APERTl e l’associazione REES MARCHE sui seguenti temi: l’esperienza di Campi Aperti, la campagna nazionale Genuino Clandestino,i Gruppi di Acquisto Solidale sulle esperienze di resistenza per la produzione e l’acquisto di alimenti sani. .
(Sarà presente Michela Potito, segretaria di Campi Aperti, BO)

 

Ingresso gratuito. La cittadinanza è invitata a partecipare.

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LETTERA APERTA del Movimento studentesco al SINDACO DI URBINO sul rapporto studenti/città

Caro Sindaco,

siamo le ragazze e i ragazzi che per una settimana hanno occupato simbolicamente piazza della Repubblica allo scopo di mettere al centro della discussione cittadina la condizione di disagio e marginalizzazione che vivono gli studenti all’interno del tessuto sociale di questo territorio.

Crediamo che, dopo essere stata per anni lasciata in balia degli eventi e del caso, una discussione seria e aperta sulla condizione di chi studia e vive in questa città sia oramai improrogabile. Troppe volte, come studenti attivi sul territorio, ci siamo sentiti rispondere che le problematiche studentesche sono di esclusiva competenza degli enti dedicati (ERSU e Università), procrastinando un dibattito che invece, a nostro avviso, dovrebbe riguardare anche e soprattutto l’amministrazione comunale. Se è vero che l’ERSU e l’Università hanno tutta la responsabilità in merito alla gestione del diritto allo studio ed all’offerta formativa, è altrettanto vero che al Comune di Urbino compete l’amministrazione di momenti e spazi che prescindono l’attività accademica.

L’intento della campagna “Senza di noi Urbino muore” era ed è proprio quello di far emergere come il rapporto città-studenti si sia col tempo ridotto ad un mero rapporto economico principalmente a causa del disinteressamento dell’amministrazione comunale.Negli ultimi anni poco o nulla è stato fatto per promuovere l’integrazione della comunità studentesca all’interno del tessuto sociale cittadino. Per quanto riguarda le politiche giovanili, culturali e sociali non è stata messa in atto alcuna politica attiva finalizzata alla promozione dell’integrazione della figura dello studente. Questa mancanza è sicuramente una delle cause che acuiscono la diffidenza nei nostri confronti.

Emblematica in questo senso è la polemica sugli “infuocati giovedì sera”, tornata in auge nelle ultime settimane ed alla quale non si è risposto con una gestione seria e costruttiva delle problematiche presenti in ogni città universitaria, ma con la criminalizzazione dello studente a mezzo stampa e la militarizzazione della piazza. Occorre prendere atto che lo svago del giovedì esiste e continuerà ad esistere, e che più che essere demonizzato andrebbe gestito collegialmente. Basterebbero poche iniziative di buon senso (più bidoni, bagni chimici, promuovere o permettere di organizzare eventi alternativi alla “sbronza in piazza”) per riportare la situazione a livelli tollerabili senza dover ricorrere esclusivamente alle forze dell’ordine, misura tampone che, come dimostrato in queste ultime settimane, non risolve di certo i problemi.

E’ arrivato il momento in cui l’amministrazione di Urbino prenda coscienza del fatto che gli studenti sono a pieno titolo giovani cittadini di Urbino, con esigenze che vanno rispettate e tutelate anche perché risultano essere il valore aggiunto apportato alla vita della città in termini di ricchezza culturale e sociale (nonchè economica!). L’oramai logoro rapporto va ricucito a partire da azioni simboliche fino ad arrivare ad attività concrete che riportino la vita dello studente al centro delle dinamiche cittadine, in modo da far sentire lo studente parte integrante e fondamentale di Urbino.

Riteniamo sia uno dei compiti fondamentali dell’amministrazione farsi carico della mediazione tra la cittadinanza urbinate e la componente studentesca, con azioni mirate a conciliare le esigenze delle due parti. Nelle assemblee che si sono svolte in piazza e nei numerosi momenti di confronto con i cittadini favoriti dalla nostra occupazione abbiamo elaborato delle semplici richieste per iniziare un percorso costruttivo che porti ad una nuova collaborazione tra studenti e città.

Abbiamo notato, ad esempio, che tra le numerose bacheche presenti in piazza manca proprio quella dedicata alle attività studentesche, attività per altro molto spesso rivolte anche all’intera cittadinanza. Crediamo che, come primo passo simbolico, il Comune dovrebbe provvedere ad installarne una (in un posto visibile!). Noi abbiamo individuato come posto ideale per l’istallazione della bacheca il muro sotto l’orologio della piazza. Riteniamo questo come un atto di apertura verso la comunità studentesca, che andrebbe inoltre a risolvere il poco simpatico teatrino con i vigili urbani ogni qualvolta dobbiamo affiggere i manifestini delle nostre iniziative. Sarebbe un modo per ridare voce a tutta la comunità studentesca. Se con nostro rammarico questo non dovesse avvenire, o comunque nessuna risposta ci verrà data in merito, sarebbe l’ennesima conferma che questa amministrazione non ha intenzione di risolvere neanche i problemi più banali e ci vedremo costretti a provvedere di nostra iniziativa.

Per quanto riguarda la questione della mancanza di spazi sociali in questa città, ci sembra arrivato il momento per il Comune di ricercare e poi di mettere gratuitamente a disposizione delle varie associazioni studentesche strutture al di fuori dei locali universitari.È paradossale che una città, che dovrebbe essere a forte vocazione culturale, sia sprovvista di spazi espositivi e aggregativi. Spazi espositivi per gli studenti dell’Accademia, dell’ISIA e della Scuola d’Arte, realtà di eccellenza artistica nel panorama nazionale che non trovano dove esprimere il proprio talento ad Urbino. Spazi aggregativi per dare modo alle varie associazioni di poter organizzare eventi culturali in autonomia e senza dover pagare locali privati. Di questo ne gioverebbe tutta la città. Trovare una soluzione alla mancanza di spazi sociali e aggregativi è un compito da cui l’amministrazione non può esimersi, anche facendosi promotore di questa problematica con gli altri enti (ERSU, Università, Provincia) ed altre realtà presenti sul territorio.

Era stata proposta, negli scorsi anni, la figura del consigliere aggiunto degli studenti o comunque di una figura preposta ad interloquire con gli studenti. Ci dispiace che nessuna proposta sia stata recepita concretamente e che l’unica soluzione sia stata un tavolo bimestrale congiunto fra Comune, Università e rappresentanti degli studenti. E’ evidente come fino ad ora questo tavolo non abbia dato nessun risultato, mostrandosi totalmente inefficace nel risolvere le problematiche che provengono dal variegato mondo dell’associazionismo studentesco. Per questo oggi riteniamo sia più efficace un tavolo mensile a cui possano partecipare tutte le associazioni riconosciute attive in ambito studentesco e cittadino, in modo da poter recepire le istanze dell’intera comunità studentesca, e non solo di quella piccola parte che trova nelle rappresentanze il proprio punto di riferimento.

Pur non contribuendo direttamente in termini di consenso e di voti alla vita politica urbinate siamo convinti che non affrontare i problemi che gravitano intorno alla componente studentesca si ritorcerà in termini di consenso sull’immagine di questa giunta, alimentando anche tra gli elettori la sensazione di una cattiva amministrazione che ha, fino ad oggi, causato quel senso di malcontento generale che abbiamo percepito in piazza, parlando con i suoi concittadini.

In attesa di una sua gradita risposta.


Le studentesse e gli studenti in mobilitazione

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VOGLIAMO CIO’ CHE CI SPETTA!

Rispetto alle dichiarazione del Rettore Stefano Pivato e di un rappresentante studentesco, apparse su “Il Resto del Carlino” del 23/11/2011, vorremmo ribadire alcuni dati e presentare la posizione del movimento studentesco in modo da evitare ambiguità che ci sembrano non fare il bene né dell’università né tanto meno della comunità studentesca. L’Università di Urbino è “fuorilegge” per quanto riguarda la contribuzione studentesca. Sono trentatré le università nella stessa situazione, ma Urbino risulta la prima classificata tra gli atenei che fanno pagare gli studenti più del dovuto. A dirlo sono i dati del Ministero diffusi pochi giorni fa dal Sole 24 ore. Le studentesse e gli studenti di Urbino contribuiscono per 16,7 milioni di euro al bilancio dell’università, cioè il 36,6 per cento di quanto erogato dal Fondo di Finanziamento Ordinario dello Stato, ben oltre quindi quel limite del 20% posto per legge (art. 5 Dpr 306/1997) a tutela del diritto allo studio. Rispetto ad una situazione di questo tipo ci sembra significativa la notizia che il Tar Lombardia ha condannato in primo grado, accogliendo un ricorso studentesco, l’Università di Pavia a restituire agli studenti i soldi chiesti in più. Come lo stesso Sole 24 ore conferma ad Urbino “una decisione analoga costerebbe all’ateneo più del 15% delle risorse versate dagli studenti”.

Non possiamo sottoscrivere le affermazioni del Rettore in merito a questa inaccettabile situazione. Non è vero che qua si paga meno che negli altri atenei e non è vero che la contribuzione studentesca è calata in questi anni. Noi abbiamo la ferma intenzione di aprire un dibattito cittadino sulla questione e annunciamo fin da subito che, a differenza del rappresentante intervistato, il movimento studentesco sta prendendo contatto con dei legali per valutare la possibilità di seguire il percorso aperto dagli studenti di Pavia, chiedendo al nostro ateneo il risarcimento dei contributi versati in eccedenza. Pivato, secondo la miglior tradizione, non si assume la responsabilità di questa situazione e risolve la questione dicendo che il finanziamento statale è inadeguato. Verissimo. Dal 2008 contestiamo le manovre del governo su scuola e università e oggi ci chiediamo: cosa hanno fatto il Rettore, il Senato Accademico ed il Consiglio di Amministrazione per evitare che questi tagli pesassero interamente sulla comunità studentesca?

Per quanto riguarda la questione della fasciazione dobbiamo ricordare che anche in questo caso è stato il movimento studentesco a riaprire la discussione. L’Università di Urbino si presentava come l’ateneo peggiore in termini di equità e, nonostante le belle dichiarazioni, la contrattazione aperta dalle nostre proteste non ha portato il risultato auspicato, cioè una tassazione che fosse realmente progressiva. Il tavolo che ha ridefinito le fasce di reddito per la contribuzione studentesca sembrava, anche in questo caso, più intenzionato a rimpinguare le casse dell’ateneo che non a promuovere giustizia sociale.

Noi ci muoveremo da subito preparando un ricorso presso il Tar Marche e proponendo ancora una volta, pubblicamente, un altro modello di fasciazione equa e trasparente.

A Pivato chiediamo infine: se è vero che il finanziamento erogato all’Università di Urbino è inadeguato, se e quando questo finanziamento dovesse essere rimodulato, il Rettore si impegna a dare agli studenti i servizi che nonostante la contribuzione elevata ancora oggi non vengono forniti come dovrebbero? Avremo, per intenderci, l’assistenza per tutti i disabili, i trasporti a basso costo, le aule studio e le biblioteche la sera, dei computer decenti, le convenzioni con i teatri, i cinema e i musei della città, gli spazi di espressione artistica, e tutto quanto concorre alla formazione critica e allo sviluppo della persona? Riavremo, in virtù di un finanziamento adeguato e della comunque elevata contribuzione, tutti i corsi di laurea che sono stati chiusi?

A Urbino gli studenti sono stati gli unici a porsi seriamente il problema della contribuzione studentesca in questi anni, ed è nostra ferma intenzione continuare a farlo. Non saremo mai d’accordo con il Rettore finchè non riavremo ciò che ci è stato tolto da governo e baronati.

Vogliamo la restituzione di quanto ci spetta di diritto!

Vogliamo una nuova fasciazione, equa e discussa tra tutti e tutte!

Le studentesse e gli studenti in mobilitazione

 

 

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Studentesse e studenti VS. Career Day ROMPIAMO L’INCANTESIMO!

E’ cominciata con un’azione diretta al ‘Career Day’ la giornata di mobilitazione ad Urbino. Questa mattina una trentina di studentesse e studenti sono entrati a Palazzo Battiferri durante il momento dei cosiddetti ‘saluti istituzionali’ per denunciare la logica di quello che è stato ribattezzato ‘Precariato Day’. Il 17 novembre, International Students Day, che a Urbino culminerà oggi pomeriggio con la Occupy Parade, continua quindi a essere per il movimento studentesco un’occasione per rompere l’incantesimo che tiene la classe dirigente intrappolata alle ricette liberiste che hanno generato la crisi. Di seguito il volantino distribuito e letto al megafono a palazzo Battiferri.

 

Precariato Day edizione 2011

Gli studenti e le studentesse in mobilitazione di Urbino tornano a denunciare la precarizzazione generazionale dalla quale si vedono travolti. In qualità di soggetti che apportano per la collettività un valore aggiunto in termini di saperi e innovazione vediamo palesarsi un futuro sempre più incerto e instabile.

Il Career Day promosso dall’Università di Urbino diventa così la vetrina delle aziende che “apparirebbero” vicine agli studenti, ma in realtà sono le stesse che li svendono alla pratica denigrante del precariato a vita. Fiore all’occhiello dell’ateneo questa iniziativa è solo un segnale dell’aziendalizzazione dell’istruzione universitaria pubblica, contro la quale da anni noi studenti e futuri lavoratori ci battiamo. Un’università che, seguendo il volere della classe dirigente del Paese, perde la sua forma di luogo deputato alla formazione critica, accogliendo gli interessi privati di imprenditori disinteressati alle reali esigenze sociali della nostra generazione.

Gli investimenti privati nelle attività di ricerca non fanno altro che indirizzare capitale culturale e innovativo per scopi che non rispondono ai bisogni sociali. L’università pubblica non esiste più nei suoi obiettivi originali. I neo-laureati escono così dagli atenei a scopo e consumo delle logiche padronali e imprenditoriali, in una società imperniata su una meritocrazia alienante che premia solo chi ricopre una posizione sociale tale da permettersi di concludere gli studi. Il merito promosso dalle nuove direttive ministeriali infatti non solo non aiuta ad avvicinare il mondo del lavoro agli studenti, ma penalizza le classi reddituali meno agiate, costrette ad aprire prestiti (e quindi ad indebitarsi) al fine di permettersi una degna formazione.

Con tale prospettiva Banca Marche ha colto l’occasione per incentivare la sua offerta di indebitamento studentesco, nella modalità del prestito fiduciario. Le aziende presenti al ‘Career Day’ saranno le stesse che si mostreranno agli studenti allettandoli con le offerte di stages e praticantati senza retribuzione e senza diritti sindacali. La tanto decantata “flessibilità”, che relega il neolaureato all’inseguimento di un traguardo (un lavoro tutelato e garantito) che non raggiungerà mai, apre la strada alla logica del produci, consuma e crepa.

Al ‘Career Day’ sarà presente anche il presidente della provincia Matteo Ricci, che con la sua amministrazione sponsorizza quella che è ormai nota come “provincia felice”. Noi studenti che viviamo questa provincia, sappiamo bene che in realtà di felice c’è ben poco, considerato anche che quella di Pesaro-Urbino è la sesta provincia più indebitata d’Italia.

Noi studenti e studentesse in mobilitazione per la seconda volta interveniamo a questa effimera iniziativa per denunciare le vigliacche manovre che le aziende attuano sui laureati a proprio uso e consumo e, mai come ora, avvertiamo l’esigenza di scuotere le coscienze altrui su questa iniziativa, che ci appare come iniziazione al precariato generazionale.

Il 17 novembre di un anno fa, al termine dei cento chilometri degli “studenti senza mezzi”, eravamo sotto il Palazzo della Regione Marche per reclamare la copertura delle 800 borse di studio saltate per gli aventi diritto. Quest’ anno in questa sede non potevamo esimerci dal ribadire il nostro netto rifiuto alla svendita del bene comune, qual è l’università, in nome di una gestione dell’istruzione che sempre più assume il volto di un azienda. Ci rivolgiamo quindi ai rappresentanti dei poteri locali, che amministrano la crisi qui sul territorio e che oggi sono presenti a questa iniziativa, che poco ha a che fare con il sapere, pretendendo che prendano una posizione netta in merito all’aziendalizzazione dell’università pubblica, i cui effetti ricadranno inevitabilmente su tutta la collettività.

 

Le studentesse e gli studenti in mobilitazione

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OCCUPY PARADE: 17-11-2011 una giornata da rivendicare!

Giovedì 17 novembre in occasione dell’ International students day, “OCCUPY URBINO” ha rilanciato la lotta con una giornata di mobilitazione per le vie della città.

La giornata è cominciata con un’ incursione delle studentesse e degli studenti al “Career day” nel tentativo di smascherarne la reale funzione, ovvero la sponsorizzazione del precariato dentro l’Università.  Le aziende all’interno dell’Università, autorizzate a raccogliere curricula, per fantomatiche carriere professionali che si rivelano poi, drammaticamente, offerte di stage e praticantati non retribuiti e non garantiti da alcun diritto sindacale. Nei volantini distribuiti nell’ “Aula Rossa” della facoltà di Economia si ribadiva il netto rifiuto ad una gestione aziendalistica dell’Università pubblica e alla precarizzazione di un’intera generazione. Il rettore Stefano Pivato ed il presidente dell’Ersu, Giancarlo Sacchi, sono andati via al nostro arrivo, evidentemente temendo di essere smentiti pubblicamente riguardo alle false dichiarazioni di questi ultimi mesi su borse di studio e offerta formativa.

Alle 16:30 è partito il concentramento in piazza della Repubblica, occupata da una settimana, ormai luogo di partecipazione e di rivendicazione di spazi e diritti, in attesa di muoverci per la “OCCUPY PARADE” lungo le strade di Urbino. Dietro lo striscione “FUORI DAI PALAZZI RIPRENDIAMOCI LE STRADE” si è incamminato un corteo che aveva come tappe fondamentali i vari palazzi del potere locale contro cui si è rivolta questa prima fase di mobilitazione.

Il primo appuntamento è stato davanti alle sedi dell’ ERSU e di Banche Marche (la cui adiacenza è emblematica ), i cui portoni sono stati “sigillati” con due striscioni: “FUORI I SOLDI” e “NO AL GOVERNO DELLE BANCHE”. Con questa azione simbolica abbiamo voluto denunciare la campagna congiunta sui prestiti fiduciari agli studenti, che aprirà la strada all’indebitamento studentesco, ennesima dimostrazione di come in questo paese il pubblico non solo viene progressivamente sostituito dal privato ma ne asseconda le logiche di profitto e le modalità gestionali. L’ERSU (ente pubblico per il diritto allo studio marchigiano) riduce drasticamente le borse di studio (circa 1600 euro in meno a studente borsista) e pubblicizza nei propri spazi i prestiti fiduciari di Banca Marche ( una società privata).

Arrivati davanti al palazzo del Comune di Urbino si è invece ribadita l’esigenza di spazi sociali e culturali dove poter valorizzare quella voglia di partecipazione e aggregazione che in una settimana di occupazione si è ormai resa manifesta agli occhi di tutti, dalla cittadinanza alla comunità studentesca. “DATE SPAZIO AI NOSTRI BISOGNI” diceva lo striscione esposto fuori la sede dell’amministrazione comunale, un segnale chiaro e deciso a chi amministra le politiche sociali, giovanili e culturali della città: ci siamo ripresi le strade e ci prenderemo anche gli spazi di cui abbiamo bisogno. Perché le città sono di chi le vive e non di chi le amministra.

Successivamente il corteo è giunto al Rettorato. È stato “sigillato” il portone per contestare una pratica gestionale di stampo autoritario, che a più riprese abbiamo denunciato, e che ci ha portato alla decisione di continuare le nostre lotte al di fuori di quel frustrante dialogo istituzionale che si è dimostrato nei fatti sterile, infruttuoso e, a volte, controproducente. Fuori da quei palazzi continueremo a vigilare sulla cattiva gestione di questo ateneo, gestione privatistica, in quanto relegata nelle mani di poche persone, che decidono in base a criteri personalistici e discrezionali della vita dell’ intera comunità universitaria, rinchiusi nei loro uffici, senza alcuna trasparenza nei metodi e nei contenuti dei processi decisionali, che vengono, ottusamente imposti dall’alto. Sigillare la porta del rettorato (chiudendo dentro chi lo abita!) è un gesto simbolico per ribadire che non vogliamo in alcun modo partecipare della deriva clientelare, autoreferenziale ed antilibertaria a cui è condannato il nostro ateneo. Essendo consapevoli delle scelte sbagliate già prese e del declino a cui va incontro la città di Urbino e la sua Università, avendo negli scorsi anni proposto soluzioni rimaste inascoltate, abbiamo deciso di lasciare unicamente a chi amministra, e gestisce la svendita dell’ Università pubblica sul territorio, le responsabilità politiche e sociali che ne seguiranno. Partecipare in modo propositivo alla gestione dell’Università significherebbe per noi accettare le logiche neo-liberiste, escludenti e feudali, che caratterizzano le linee guida all’attuazione della legge Gelmini e che già prima caratterizzavano il mondo universitario. Partecipare “in modo responsabile” significherebbe esserne complici.

Emblematico, della situazione di decadenza intellettuale in cui versa l’università italiana (e sempre a proposito della gestione autoritaria dell’Università), è ciò che accaduto mercoledì 16 novembre nella facoltà di Economia, durante la presentazione del libro “Gesù di Nazareth” di Papa Ratzinger a cui era presente il card. Bertone, segretario di Stato del Vaticano. Per la seconda volta ( era successo in occasione di un altro incontro ‘ecclesiastico’ in aprile) è stato preventivamente impedito l’accesso agli studenti nei locali universitari, decretando ancora una volta come l’Università non sia più un luogo di emancipazione e libera espressione. Particolarmente grave in quest’occasione il comportamento del rettore e degli organizzatori che hanno deciso arbitrariamente chi a quell’iniziativa poteva partecipare e chi no, impedendo, con l’aiuto delle forze dell’ ordine, che alcune studentesse del “Collettivo Drude”  svolgessero, durante l’iniziativa,  una pacifica attività di volantinaggio, bloccandole preventivamente all’ingresso, identificandole e impedendo loro di assistere ad un convegno organizzato con fondi pubblici e quindi aperto a tutti.

Il corteo, scortato da uno spropositato dispiegamento di forze dell’ordine, è proseguito fra musica e interventi al megafono fino a tornare in piazza della Repubblica. Dopo una sosta prolungata per riconfermare che LA PIAZZA E’ NOSTRA abbiamo, rumorosamente, preso la strada in direzione del Commissariato di Polizia di Urbino. Fermandoci davanti al posto di Polizia abbiamo srotolato uno striscione con la scritta VERGOGNA, in riferimento a quanto avvenuto Giovedì 10 novembre nel quartiere-ghetto di Urbino denominato Ponte Armellina(Urbino 2) dove risiedono per lo più migranti. Oltre 100 uomini delle forze dell’ordine, con elicotteri e squadre cinofile, sono piombati nel quartiere circondandolo per 5 ore, perquisendo chiunque e ottenendo come risultato solo due piccole irregolarità amministrative. Tutto ciò ha riacceso e ha ridato fiato, sulla stampa locale e nella cittadinanza locale, ad un forte senso di pregiuzio e discriminazione fino a giungere, in alcuni casi, a dichiarazioni assolutamente razziste e xenofobe. La comunità migrante, costituita da famiglie residenti e lavoratori, che abbiamo incontrato negli scorsi giorni, ha ribadito il diritto ad un’altra cittadinanza ed ad un trattamento da parte delle istituzioni che metta da parte, una volta per tutte la criminalizzazione e la discriminazione. Forti della convinzione che un’altra cittadinanza è possibile lo abbiamo gridato davanti al Commissariato, convinti che l’integrazione si ottiene tramite l’accoglienza e lo scambio culturale e non con le azioni di polizia mascherate (falsamente) da azioni di sicurezza cittadina!

Dal commissariato siamo ripartiti alla volta dei Collegi Universitari concludendo la giornata di mobilitazione con concerti  e musica all’ “Anfiteatro ‘liberato’ del Tridente”. La grande la partecipazione ci ha confermato la voglia di continuare sulla strada intrapresa, verso la riappropriazione di spazi di libera socialità e aggregazione.

Occupy Urbino non finisce qui, né voleva essere solo una settimana di accampata in piazza, bensì un punto di partenza, prima fase di una mobilitazione che vuole essere permanente. Occupy Urbino rimane nelle strade di questa città e nelle facoltà del nostro ateneo, nelle piazze e nelle assemblee,  perché riprendersi gli spazi significa farli vivere, difenderli, estenderli e farne laboratori di partecipazione. Occupy Urbino diventa un laboratorio cittadino di elaborazione e costruzione di soluzioni alternative alla marginalizzazione dei nostri bisogni e alla espropriazione del nostro futuro. Uno spazio di denuncia e conflitto finalizzato alla creazione di soluzioni alternative al disagio sociale generato da questa crisi, che noi non vogliamo subire!

 

FUORI DAI PALAZZI RIPRENDIAMOCI LE STRADE!

 Le studentesse e gli studenti in mobilitazione

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OCCUPY URBINO : DOPO QUATTRO GIORNI LA PROTESTA CONTINUA

OCCUPY URBINO : SIAMO AL 4° GIORNO DI OCCUPAZIONE DELLA PIAZZA


Siamo arrivati al quarto giorno di occupazione di Piazza delle Repubblica a Urbino. Avevamo colto la chiamata dell’ 11/11/11 come l’occasione per agganciare le lotte territoriali alle dinamiche globali, ribadendone il legame. Si è voluto rispondere all’esigenza della comunità studentesca ad aprire un dialogo con la cittadinanza, riappropriandoci di uno spazio come la piazza, cuore pulsante della città. Diverse le esperienze praticate in questi giorni, molte le persone che ci hanno portato il loro sostegno e la loro solidarietà.

Durante le quotidiane assemblee cittadine abbiamo avuto occasione di parlare delle tematiche relative alla gestione del territorio da parte dell’amministrazione comunale ribadendo la necessità di poter usufruire di spazi di aggregazione, attualmente inesistenti. In merito a ciò particolarmente costruttivo è stato il dibattito con gli studenti medi del collettivo “Carlo Giuliani” presenti in piazza per un flash mob di protesta contro la dismissione dell’istruzione pubblica. Comune è l’esigenza di spazi in cui poter esprimere il valore umano e sociale che studenti e giovani possono apportare alla collettività. Questa esigenza ha trovato un ulteriore conferma ed un riscontro positivo nella grande partecipazione alla Jam Session di sabato sera, in cui studenti e non hanno avuto la possibilità di organizzarsi liberamente per fare musica in piazza, ribadendo ancora una volta che la piazza è di chi la vive.

Interessante è stato il dibattito con le ragazze del “Collettivo Drude” tornate recentemente dal “Feminist Blog Camp”, un momento di incontro fra le varie realtà femministe organizzato presso il CSOA Askatasuna di Torino. In particolare abbiamo parlato dell’ uso politico della rete, individuando percorsi di comunicazione ed informazione alternativi a quelli dominanti, che possono fare della rete un ottimo strumento di emancipazione e di divulgazione delle pratiche politiche dei movimenti.

Domenica è stata una giornata particolarmente intensa e costruttiva in cui abbiamo incontrato una delegazione della comunità islamica di Ponte Armellina che la mattina del 10 novembre ha subito una sconsiderata e vergognosa azione intimidatoria da parte delle forze dell’ordine: un nulla di fatto che ha reso ingiustificabile ed inaccettabile il grande dispiego di mezzi, nonchè la messa in atto di metodi lesivi della dignità e della privacy delle persone coinvolte. Si è deciso a questo proposito di intraprendere un percorso comune che sappia fare chiarezza su tutta la vicenda, pretendendo che mai più simili azioni devono aver luogo, specie ai danni di chi in questo territorio cerca di integrarsi da anni, lavorando e mandando i propri figli a scuola e all’università.

Sempre domenica l’incontro con un delegazione dei GAS (Gruppi di acquisto solidale delle Marche) e i REES (Rete di economia etica e solidale delle Marche), che ci hanno raccontato della loro esperienza, un lavoro continuo a difesa dei produttori locali, del territorio e di un’ idea di economia alternativa a quella dominante.

Il lavoro informativo è costante, sono stati proiettati e discussi documentari sull’attuale crisi finanziaria, sulla formazione dei debiti pubblici e sulle politiche di accaparramento delle risorse da parte di FMI e Banche Centrali. Questi dibattiti sono stati l’occasione per rilanciare questioni di emergenza sociale sempre più evidenti, quali quelle della precarietà e della condizione giovanile, ribadendo che un paese che non garantisce un futuro ai propri giovani è un paese destinato a morire. Frequenti sono le discussioni con cittadinanza e studenti e ciò è il segnale di come la piazza può realmente essere luogo di incontro e collettivizzazione delle problematiche sociali che stanno investendo il territorio.

Fuori dai palazzi ci riprendiamo le strade!

 

Le studentesse e gli studenti in mobilitazione




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Report dell’incontro svoltosi oggi in Piazza della Repubblica con una delegazione della comunità islamica di Ponte Armellina

Oggi pomeriggio le studentesse e gli studenti di Occupy Urbino hanno incontrato una delegazione dei residenti di Ponte Armellina (Urbino), per confrontarsi in merito all’ azione repressiva messa in atto dalla Polizia di Stato giovedì mattina e che ha visto impegnati nell’operazione circa 100 agenti in assetto anti-sommossa, svariati mezzi blindati, unità cinofile e persino un elicottero. Da quanto riferito dalle vittime (ancora abbastanza scosse) di questa operazione, intorno alle 7 di mattina di giovedì 10-11-2011 i residenti del quartiere di Urbino denominato Ponte Armellina (Urbino2), si sono visti stretti in assedio dagli agenti di Pubblica Sicurezza. Senza mostrare alcun mandato e senza fornire le dovute spiegazioni, gli agenti dei reparti mobili di  Senigallia, Bologna e Pesaro-Urbino hanno effettuato perquisizioni e videoregistrazioni all’interno degli appartamenti del quartiere in questione. Sono stati perquisiti indiscriminatamente uomini, donne, ragazzi e ragazze. Persino i bambini sono stati fermati e perquisiti, è stato chiesto loro di mostrare l’abbonamento dell’autobus e, a chi ne era sprovvisto, è stato impedito di recarsi a scuola.

Da quanto testimoniato dalla delegazione dei residenti di Ponte Armellina, la Polizia con questa azione scellerata ha alimentato un clima di paura tra gli abitanti  che inoltre, si sono trovati senza parole di fronte ai loro figli che chiedevano spiegazione della brusca irruzione subita. Da quanto è emerso dalla discussione nulla giustifica tale accanimento, come dimostrato d’altronde dal ridicolo esito dell’operazione (due irregolarità amministrative). Ciò che resta è un forte senso di frustrazione e intimidazione per la violazione dei più elementari diritti umani, il diritto alla privacy ed il rispetto minimo dei diritti civili in una comunità che perlopiù è formata da lavoratori che vivono in Italia da ormai una generazione, che come tutti gli altri cittadini di Urbino pagano le tasse, mandano i loro figli a scuola, ma che ricevono in cambio un trattamento da cittadini di serie B.

Dati i fatti emersi dalla discussione, si è deciso di creare una rete di sostegno e solidarietà attiva che coinvolgerà tutta la provincia, chiedendo innanzitutto un’interrogazione al prossimo consiglio comunale e al prossimo consiglio provinciale, dai quali esigiamo una chiara presa di posizione pubblica sui fatti di Ponte Armellina. Inoltre teniamo a ribadire che pretendiamo assoluta chiarezza in merito allo svolgersi dei fatti e un impegno da parte delle autorità affinché simili azioni, ingiustificate e lesive della dignità e deii diritti delle persone coinvolte, non avvengano mai più. Ci riserveremo di chiedere assistenza legale affinché si possa far chiarezza in merito alla legalità della procedura utilizzata dalle forze dell’ordine. Siamo decisi, sia noi come cittadini che gli abitanti di Ponte Armellina come persone offese, ad andare fino in fondo per chiarire tutti gli aspetti di questa vicenda, chiedendo inoltre le scuse ufficiali ed immediate da parte delle amministrazioni e delle autorità di pubblica sicurezza.

Presto ci incontreremo a Pesaro in un grande momento aggregativo che sappia riaffermare il no a qualsiasi azione intimidatoria ed invasiva contro persone che non hanno nulla da nascondere e che da anni cercano di integrarsi, lavorando e costruendo tutta una rete di relazioni sociali in questo territorio. Ancora una volta, il pregiudizio e la smania securitaria hanno sostituito l’accoglienza e a pagarne il prezzo più alto è proprio la comunità di Ponte Armellina, che difficilmente dimenticherà quello che è successo.

Pubblicato in COMUNICATI | Contrassegnato , , , , , , , | Commenti disabilitati su Report dell’incontro svoltosi oggi in Piazza della Repubblica con una delegazione della comunità islamica di Ponte Armellina

SULL’OPERAZIONE DI POLIZIA AVVENUTA A PONTE ARMELLINA: INUTILE, INVASIVA, INTIMIDATORIA

In piazza della Repubblica ad Urbino, occupata da giorno 11/11/11 abbiamo discusso della “pomposa” operazione di polizia avvenuta a Ponte Armellina, ribadendo la nostra vicinanza e il nostro sostegno a tutta la comunità del luogo. 

Negli ultimi tempi abbiamo denunciato pubblicamente e a più riprese la politica securitaria che sta avendo luogo ad Urbino e dintorni.

Il blitz effettuato giorno 10/11/2011 a Ponte Armellina è solo l’ultimo atto di un politica miope e repressiva che non ha finora raggiunto alcun risultato, quindi nessuna giustificazione di tale spiegamento di forze. Come studentesse e studenti in mobilitazione esprimiamo piena solidarietà a tutta la comunità di Ponte Armellina, vittima di un inaccettabile campagna intimidatoria, invasiva e per giunta inutile.

 

Di seguito riportiamo le parole di una compagna, Valeria Villari, che a Ponte Armellina svolge attività di ricerca.

 

L’operazione della polizia effettuata ieri nel quartiere di Urbino 2 è ingiustificata sotto molti punti di vista, soprattutto da quello sociale. Come dottoranda dell’università di Urbino svolgo attualmente una ricerca antropologica raccogliendo le storie di Urbino 2 per indagare sulle verità e sulle menzogne dei luoghi comuni e dei pregiudizi che insistono sul territorio, e avendo vissuto l’evento in prima persona, sento di dover denunciare i fatti di ieri.

Ci sono alcune fondamentali verità che vanno però slegate dalle conseguenze, che fanno comodo a molti tranne che agli abitanti di Urbino2.

Una verità è che il quartiere è in condizioni di degrado urbanistico grave e andrebbe riqualificato così come il comune e la provincia stanno progettando e su cui stanno lavorando. L’anno scorso a tal proposito è stato effettuato un censimento specifico sul quartiere, ed è questo uno dei punti che rende grottesca l’operazione di ieri: l’amministrazione conosce benissimo il numero e la cittadinanza di tutti gli abitanti e queste informazioni avrebbero potuto rendere puntuale e mirata la ricerca di eventuali clandestini. E’stata invece invasa la vita di decine di famiglie di cittadini regolari.

E’ anche ingiustificata e pregiudizievole l’associazione tra l’accoltellamento avvenuto a Urbino la sera prima dell’operazione e l’operazione stessa per due motivi: l’amministrazione sa che il colpevole non abitava a Ponte Armellina, e qualora si cercasse un uomo in stato di latitanza, non sarebbe giustificato un intervento in una zona così ristretta e non su un territorio più vasto, con un dispiegamento di forze eccessivo rispetto alle dimensioni del quartiere e con una prassi da stato di emergenza e grave pericolo simili ad operazioni anti terrorismo.

E’ vero che alcune situazioni di disagio sociale necessitano di un maggior controllo e che questo è stato richiesto anche dai residenti del quartiere, ma l’enorme quantità di forza dispiegata non corrisponde alla qualità del controllo richiesto. Il lavoro e la presenza costante e continuativa hanno senso ed efficacia in un simile contesto, le operazioni eclatanti non servono a nessuno. Di più umiliano e offendono l’intelligenza delle persone le quali sanno che un elicottero una tantum non rende le loro città più sicure. E gli effetti dell’operazione lo dimostrano.

Sento di raccogliere il sentimento di molti abitanti del quartiere nel voler denunciare una operazione che non può che avere ripercussioni negative: innanzitutto sulle sensibilità dei tanti bambini che abitano a Ponte Armellina e cha hanno assistito ad una vera e propria invasione; ancora, l’amplificazione del sentimento di emarginazione e umiliazione per chi vive il quartiere nel rispetto delle regole e delle leggi, e la conseguente sfiducia nelle istituzioni (troppo rumore per nulla, sprechi ingiustificati, distanza dai reali problemi del quartiere). Ma soprattutto una simile prassi e la conseguente risonanza mediatica, non fa che aumentare e amplificare il pregiudizio dell’opinione pubblica e concorrere così al degrado della vita delle persone, di tutte le persone: gli uni perché subiscono, gli altri perché mantengono una condizione di ignoranza sulle reali condizioni, unico terreno fertile per coltivare paure ed insicurezza.

 

 

 

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SEnza di noi URBINO MUORE

 Come studentesse e studenti dell’Università “Carlo Bo” di Urbino riteniamo necessario affermare la centralità della comunità studentesca in una città che regge la propria vita economica sull’università e su chi la vive. Gli studenti pagano gli affitti, consumano nei bar, nei supermercati, nelle librerie, usufruiscono dei trasporti, ecc; per garantirsi una vita dignitosa durante il proprio corso di studi lavorano, qui e altrove, contribuendo così alla vita economica del territorio. Moltissimi studenti dunque, oltre a studiare, vivono la città nel suo complesso, come persone.

 Il problema nasce nel momento in cui a questa “partecipazione tutta economica” non corrisponde una altrettanto ricca partecipazione al tessuto relazionale e sociale della città. Con ciò ci riferiamo all’assenza di qualsiasi politica attiva di integrazione della comunità studentesca, al paradosso di un “città campus” in cui nulla è pensato per gli studenti, ad una città in cui l’offerta culturale e relazionale rivolta a noi studenti rimane, mestamente, affidata alla frequentazione di bar e locali privati.

Altra nota dolente è che, in questo nulla, l’unico atteggiamento da parte dell’amministrazione e della cittadinanza è la criminalizzazione e la denigrazione della figura dello studente tramite campagne a mezzo stampa e azioni repressive per mezzo delle forze dell’ordine. Prendiamo parola in questo momento per far fronte all’accanimento che negli ultimi tempi viene rivolto alla comunità studentesca da parte di giornali, amministrazione e dalle autorità di pubblica sicurezza. Il giovedì sera la piazza viene presidiata da digos, carabinieri, guardia di finanza e camionette del reparto celere (senza oltretutto ottenere risultati che giustifichino tale dispiego di forze), sui giornali si punta il dito contro i “turbolenti studenti dell’ateneo urbinate”, l’amministrazione non fa nulla per promuovere spazi di aggregazione alternativi alla solita piazza del giovedì.

Non accetteremo la militarizzazione della città e dei nostri spazi, che vanno invece estesi, tutelati e fatti rivivere. Non esiste in città nessuno spazio dedicato alla possibilità di esprimere il nostro valore aggiunto per questo territorio. Non esistono politiche sociali atte al coinvolgimento degli studenti nella vita culturale della città. Non esistono strutture sportive pubbliche e liberamente accessibili nè spazi espositivi per i giovani artisti. Non esistono bacheche pubbliche a disposizione degli studenti e non esiste la possibilità di poter usufruire gratuitamente dei locali comunali per svolgere le svariate attività sociali, culturali e politiche che coinvolgono la comunità studentesca oltre gli orari di chiusura dei locali universitari.

Ciò che intendiamo portare avanti non è quindi un discorso meramente economico ma riguarda la messa in discussione di quel rapporto studenti-città che negli anni si è andato sempre più sterilizzando, riducendo la comunità studentesca a semplice utente del “prodotto università”. Tempo fa il rettore esprimeva pubblicamente, su tutti i quotidiani locali, soddisfazione per l’aumento delle immatricolazioni e ne assegnava i meriti alla qualità dell’offerta formativa. Il dato sarà anche importante ma sappiamo benissimo che ad una seria e scientifica offerta formativa l’ateneo urbinate ha rinunciato da tempo. Insomma, il marketing forse funziona ma le bugie hanno le gambe corte. La chiusura di dodici corsi di laurea e la scomparsa di ogni prospettiva lavorativa qui ad Urbino (dentro e fuori l’università) una volta completati gli studi ne sono la riprova.

A questa delicata situazione si aggiunge l’aggravarsi delle condizioni materiali degli studenti. Con l’irrompere  della crisi e delle politiche di austerity che ne sono conseguite, il vissuto studentesco è segnato dalla perdita progressiva di servizi e diritti garantiti fino a qualche tempo fa.

Il taglio alle borse di studio, che l’anno scorso ha riguardato il 50 % degli aventi diritto continua quest’anno a far sentire il proprio peso. Se è vero che tutte le richieste verranno soddisfatte con la copertura dei servizi di vitto e alloggio è altresì vera la scomparsa della parte di borsa che veniva erogata in contanti, prevista fino ad un anno fa nel bando per i borsisti. Si tratta di circa 1500 euro letteralmente tolti dalle tasche degli aventi diritto.L’ERSU si fa promotore di una gestione aziendale del diritto allo studio e le borse di quest’anno sono nient’altro che un tentativo malcelato di sedare la protesta sul nascere, considerato che si tratta  di un diritto garantito a metà, quindi un diritto non garantito. 

Alla progressiva riduzione dei finanziamenti per il diritto allo studio si associa poi la campagna di Banca Marche sui prestiti fiduciari (sponsorizzata paradossalmente dall’ERSU). Questi prestiti sono il primo passo verso l’indebitamento studentesco, ottima sintesi di un paese allo sbando in cui l’unica possibilità che viene offerta ai giovani è quella di diventare “imprenditori di se stessi” in un deserto di opportunità. Va da se che in un periodo in cui il lavoro tutelato e garantito è sempre più un miraggio si tratta di un investimento a perdere. Esempi del disastro sociale che questi prestiti producono per le nuove generazioni ne abbiamo diversi, sia nei paesi anglosassoni dove questo sistema ha già fallito, ma anche, più recentemente, nei paesi latinoamericani, Cile su tutti. Vergognosa appare la posizione dell’ERSU e dei suoi dirigenti, che dimenticano quale sia il ruolo di enti pubblici e di amministratori della cosa pubblica. Promuovere una campagna di indebitamento studentesco gestita da Banca Marche, che rappresenta esclusivamente interessi privati, significa tradire il proprio mandato pubblico.

Emblematiche della condizione del diritto allo studio e dell’accoglienza in questa città sono poi la questione dei disabili e quella dei trasporti. A ricevere l’assistenza saranno la metà dei disabili che ne usufruivano lo scorso anno, e diversi di questi studenti sarebbero impossibilitati a proseguire gli studi dignitosamente se non fosse per quell’assistenza fornita a titolo di volontariato dagli studenti che si sono occupati in questi ultimi anni della questione disabilità. Per quanto riguarda i trasporti la convenzione che permetteva di usufruire di prezzi agevolati è saltata per volontà di Adriabus, di cui il comune è azionista di maggioranza. Diverse linee e corse saranno soppresse ed ancora una volta a pagarne le maggiori conseguenze saranno le fasce più deboli della comunità studentesca.

Queste le nostre ragioni. Queste le rivendicazioni che da tempo portiamo avanti e dalle quali quest’anno vogliamo ripartire. Le dinamiche di emergenza sociale stanno investendo il paese: il dilagare di un precariato che investe la maggior parte della nostra generazione divenuto già status quo, l’annullamento dei diritti sindacali conquistati in anni di lotte, la perdita di ogni sovranità e autonomia decisionale sulle questioni economiche e sociali del paese. I problemi sopra elencati ne sono un riflesso immediato ed un segnale allarmante. Su queste dinamiche vogliamo aprire un dibattito pubblico e partecipato, fuori da quei palazzi in cui siamo stati ripetutamente presi in giro e dove si è dimostrata l’inadeguatezza della classe dirigente rispetto alle più elementari rivendicazioni dei movimenti sociali, stabilendo di fatto il fallimento di ogni pratica concertativa. Pertanto intendiamo costruire un’alternativa partendo dalla riappropriazione delle piazze e delle strade, costruendo pratiche politiche che sappiano coinvolgere studenti e cittadinanza in una mobilitazione permanente contro la deriva neoliberista travestita da misure anticrisi che minaccia lo stato sociale del paese e a difesa di questo territorio.

SENZA DI NOI URBINO MUORE

SENZA DIRITTI NON C’E’ DEMOCRAZIA

Le studentesse e gli studenti di Urbino in mobilitazione

 

 


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RESISTERE ALL’OCCUPAZIONE – Incontro con Mousa Abu Marya

martedì 8 novembre 2011

ore 21,30 @ Sala Castellani, Collegio Raffaello, Piazza della Repubblica (Urbino)

Pratiche di resistenza all’occupazione israeliana:
la lotta non-violenta del Palestine Solidarity Project, la campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDSmovement) contro Israele e l’esperienza di lotta unitaria in Palestina/Israele di Anarchici Contro il Muro.

All’incontro sarà presente Mousa Abu Marya presidente del Palestine Solidarity Project

Aderiscono: Collettivo C1 Autogestita, Collettivo Drude, Campagna Solidarietà Palestina – Marche, Federazione dei Comunista Anarchici – Fano, Alternativa Libertaria – Fano.

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